Francesco Segrè / Arti figurative / Fotografia / Interviste / Abbiamo incontrato Francesco Segrè fotografo, nato a Milano nel 1984, da padre cileno e madre austriaca. Dopo la laurea in filosofia ha lavorato come filmmaker e regista per diverse produzioni in Europa, Sud America, Africa e Stati Uniti. Nel 2014 era in Cinquina ai David di Donatello con il cortometraggio Non Sono Nessuno. Oggi vive e lavora a Roma dove coltiva le sue numerose passioni: l’astrofisica, la storia del Cristianesimo e, naturalmente, la fotografia. Il suo attuale canale Instagram è @wasnt100percentmyfault già, perché Francesco ha ormai fatto il callo ai ban dei suoi account…
Come è iniziato il tuo percorso di fotografo?
Innanzitutto non mi identifico come fotografo perché non è né il mio lavoro né la mia ambizione. La fotografia non è la mia forma di espressione artistica d’elezione. La fotografia per me è una valvola di sfogo delle frustrazioni e degli insuccessi derivanti dalle mie ambizioni professionali e artistiche che sono in altro ambito. A me fare fotografia piace, è un piacere che trovo nell’atto stesso. Sono uno di quelli che potrebbe scrivere un romanzo e lasciarlo chiuso nel cassetto, senza problemi. Se ho deciso di pubblicare su Instagram è proprio per superare questa modalità un po’ onanistica e per imporre a me stesso una routine che completi il lavoro con con una selezione di scatti che poi propongo ad un pubblico esterno.
Che tipo di fotografia fai?
Faccio esclusivamente fotografia in pellicola. Non perché penso che sia intrinsecamente migliore, ma perché il linguaggio, l’estetica, ma soprattutto la modalità operativa che impone l’analogico sono quelle più adatte a me. La fotografia in pellicola, a differenza di quella digitale, educa a prestare tutta l’attenzione al momento dello scatto. In più la pellicola ti aiuta sempre, quasi qualsiasi foto in pellicola è già semi-buona, fare una bella foto in digitale è davvero da grandi maestri.
Oltre alla pellicola, possiamo dire che hai una predilezione per la fotografia di nudo.
Io non mi considero un fotografo di nudo. Secondo me la fotografia di nudo ha la nudità come soggetto. Io faccio foto dove il nudo è una parte dell’immagine. Mi piace mettere i corpi in rapporto con lo spazio e questo è uno dei motivi per cui uso lenti larghe. Inoltre amo osservare come la luce crea i volumi, credo sia questa la ragione per cui mi piace il nudo: la pelle umana riflette la luce in maniera unica.
“la pelle umana riflette la luce in maniera unica.
Francesco Segré
Tornando al tuo processo creativo, qual è il tuo modus operandi?
Prima ancora dello shooting, per me è essenziale incontrare la modella per conoscersi. È importante farsi un’idea della persona che si ha davanti, per capire se entrambi abbiamo davvero voglia di fare delle foto insieme e se ci sentiamo a nostro agio. Poi, inizio a creare la foto coinvolgendo il più possibile la modella in questo processo. Anzi sono felice quando le idee arrivano da lei.
Ci sono due categorie di modelle: quelle con tanta esperienza davanti alla macchina fotografica, che sanno talmente bene cosa funziona che non hanno bisogno di indicazioni ed è una lama a doppio taglio, perché da una parte ti aiutano a realizzare ottime foto, dall’altra il rischio è di produrre immagini con modalità espressive troppo codificate, e poi ci sono quelle che non hanno mai scattato e ti mettono in difficoltà perché hanno costantemente bisogno della tua direzione. Ma sono proprio loro, spesso, a farti tirare fuori le immagini più interessanti, perché fotografo e modella sono obbligati a sperimentare strade che non conoscono.
Per dirla in breve, io cerco un’immagine che una modella professionista può aiutarmi a ottenere, ma devo evitare di arrivarci troppo presto, ancora prima di aver capito cosa sto cercando davvero. Rischio, altrimenti, di scattare quello che mi viene suggerito e non il risultato di un lavoro condiviso. Infine c’è la selezione delle foto da pubblicare su Instagram, e in questo sono molto condizionato dalla piattaforma. Prediligo le immagini che hanno maggiori chance di spiccare nel mindless scrolling dell’utente medio seduto sul cesso la mattina (e su instagram siamo tutti utenti medi).
Mi capita spesso di non pubblicare foto che, pur piacendomi molto, rischiano di scomparire. Per esempio inquadrature molto larghe o un’immagine di complessa lettura che richiede tempo di osservazione. Instagram è impietoso, se nel giro dei primi 30 secondi non ottieni un certo numero di visualizzazioni la foto non viene più proposta agli utenti.
Possiamo considerare la tua fotografia erotica?
La nudità che fotografo, che racconto, non è erotica, poi qualcuno potrà anche vederci erotismo, ognuno ha il diritto di vederci quello che vuole. Quello che cerco nei miei scatti e la sensualità, che è una cosa diversa. Nell’erotismo il riferimento al sesso è dichiarato, la sensualità non per forza.
È il momento di affrontare una questione spinosa, soprattutto per un fotografo che ha scelto come nome profilo itwasnt100%myfault. La crociata di Instagram contro i capezzoli femminili ha mietuto molte vittime, e tra le altre ci sei tu.
Sono stato bannato cinque volte. È frustrante sì. La policy di Instagram è un po’ vaga, per usare un eufemismo. Un regolamento che consente ai moderatori di agire in maniera del tutto arbitraria.
Regolamento che tu e gli altri fotografi di nudo avete sottoscritto.
Infatti, io non mi lamento e mi fanno sorridere quegli utenti che accusano Meta di non consentire la loro libera espressione artistica. Come dici tu, abbiamo firmato un contratto. Il vero problema, a mio avviso, è che Instagram adopera un doppio standard, difficilmente sarà sospeso un profilo con un milione di follower, mentre non ci sarà nessuna pietà per i piccoli creator.
“difficilmente sarà sospeso un profilo con più di un milione di follower, mentre non ci sarà nessuna pietà per i piccoli creator.”
Francesco Segré
Ha fatto scalpore la censura di un utente Facebook per aver pubblicato una foto della Venere di Willendorf, la celebre statua preistorica che rappresenta la Dea Madre. (Leggi l’articolo QUI)
Sì ma è un caso insolito, Instagram di norma non censura sculture, né tantomeno dipinti e disegni. Ci sono decine di canali di illustratori che disegnano scene di sesso esplicito. Per intenderci è possibile pubblicare L’origine del mondo di Gustave Courbet, ma guai a caricare la foto di una ragazza a seno nudo. La soluzione più semplice sarebbe quella di permettere all’utente di filtrare i contenuti sensibili in base all’età, l’origine, la propria sensibilità…
Possiamo considerarti un esponente del Movimento #FreeTheNipple?
Quello di sicuro, ma non solo su Instagram, proprio nella vita. Per me l’invenzione dei vestiti è il punto più basso della nostra civiltà. Nei limiti del comfort e dell’igiene starei sempre con le palle all’aria. Mi stupisce che proprio l’Occidente, auto proclamato baluardo dei diritti civili e della liberalità, sia tanto bigotto nei confronti della nudità. Ti ricordi che una volta c’erano gli spazi per non fumatori nei luoghi pubblici? Adesso ci sono gli spazi per fumatori. Io non vedo l’ora che la nostra società preveda delle spiagge per gente che ha voglia di fare il bagno coi vestiti addosso. Se sei pudico, se vuoi che i tuoi figli crescano complessati, hai il diritto di avere la tua spiaggia riservata.
Ti confesserò una cosa a me fa una certa paura farmi il bagno in mare senza costume. Forse penso che possa arrivare un pesce e…
Quella è una forma specifica di talassofobia è assolutamente comprensibile. La paura atavica di entrare (sovraesposto nella tua vulnerabilità) a contatto con un elemento forte come il mare. Ed è una delle ragioni per cui è giusto che ognuno possa fare il bagno come preferisce.
Il profilo @genderless_nipples sta conducendo una vera e proprio battaglia contro la discriminazione dei capezzoli femminili, e recentemente Instagram ha rimosso, erroneamente, la foto di un capezzolo maschile. Ci sono differenze tra i capezzoli maschili e i capezzoli femminili?
Per fortuna, ci sono.
Anziché coprire i capezzoli femminili con degli elementi grafici potresti adoperare fotomontaggi di capezzoli maschili.
Un utente ci ha già pensato. la caption era qualcosa del tipo: Zuckerberg, your move.
Hai un/a fotografo/a su Instagram da segnalare per i nostri lettori?
Sì, Lukasz Wierzbowski (@lukasz_wierzbowski). Ha 6450 post, ha una prolificità e una consistenza impressionanti e fa foto che sono agli antipodi delle mie. Scatta solo con il flash, in asse, con un 35mm e non si annoia mai. Le sue foto sono sempre diverse ma tutte riconoscibili.