Iscian / Milano / Art Space / Luoghi del Contemporaneo

Iscian / Art Space / Milano / Distretto: Porta Romana / Interviste /

Iscian (@iscian) V.le Bligny, 42, 20136 Milano MI. Uno spazio dedicato a tutte le arti. 

QUI trovi la scheda dello spazio.

A pochi passi dalla Bocconi, seminascosto nel cortile di un tipico stabile meneghino, c’è un ampio locale, con mattoni a vista, dal sapore Vecchia-Milano. Qui, dove un tempo c’era la Shake Edizioni, Iscian —questo il suo  nome— ospita concerti, mostre e recital, a cadenza settimanale. In pochi lo conoscono, ma chi vi ha messo piede, vi ha sempre fatto ritorno. A fare gli onori di casa è Soheil Raheli (@soheilr), fotografo e sviluppatore iraniano, che gestisce lo spazio con amore.

:iscian / ایشان —in persiano— designa la terza persona singolare, ma il lemma è utilizzato soprattutto per la terza persona plurale «loro», e sta a significare reciproco rispetto e riconoscimento. Nello spirito dei fondatori di questo spazio, il senso è inclusivo, è un invito a rendere possibile la partecipazione di persone ed esperienze, irriducibili alle identità, ai generi, alle pratiche e ai saperi. Infatti, in lingua farsi, i sostantivi non sono strettamente divisi in generi, ma in esseri viventi e non.

 

Logo di iscian / ایشان
Soheil, cosa ti ha portato in Italia?

Sono a Milano dal 2011, da tredici anni. Perché sono venuto proprio qui? Dall’età di sei anni sono interista, è stata la passione per la squadra nerazzurra ad avvicinarmi all’Italia. Ho iniziato guardando  le partite sulla televisione italiana, fino a decidere di trasferirmi. Certo, la lingua è stato un grande ostacolo. All’inizio non capivo una parola. Poi ho aderito a un programma di scambio studenti e, superato l’esame di italiano, sono venuto nel vostro Paese. Ovviamente, la mia fede calcistica e le maggiori opportunità professionali non potevano che portarmi a Milano.

In Iran hai studiato informatica, sei un programmatore, oltre che un fotografo. In Italia, però, ti sei iscritto all’accademia di Brera  

Sì, Nuove tecnologie dell’arte. È stato un bel periodo. Qui ho conosciuto un altro artista iraniano, un pittore che aveva uno studio dove organizzava mostre.  È il luogo in cui ci troviamo adesso. Qui ho sentito subito un senso di familiarità e ho potuto realizzare certe idee che avevo coltivato da ragazzo, quando sognavo di gestire uno spazio tutto mio, dedicato alla cultura, ma soprattutto all’incontro. L’embrione di questo progetto risale a quando, in Iran, condividevo uno  studio fotografico con il mio amico Kambiz (@kambiz). Era un luogo di formazione, dove abbiamo sperimentato e imparato modi nuovi di fare foto, ma anche un luogo dove incontravamo i nostri amici. È stato un periodo felice. 

Iscian
Iscian / ایشان
E avevi nostalgia di un posto del genere? 

Sì, era la mia safezone. Ho sempre sentito questo bisogno di avere un posto dove invitare gli amici. In realtà, io non sono bravo a organizzare una cena, non so cucinare, non ho la pazienza di mettere d’accordo tante teste per andare in un locale. Avere uno spazio mio era un’occasione per dire, se volete potete passare da me. Comunque, era solo un sogno di cui parlavo ogni tanto con alcuni amici. Poi questo sogno, come puoi vedere, si è trasformato in realtà.

Già com’è avvenuto il passaggio di consegne con il pittore iraniano? 

Mi ero trasferito a Berlino, dove lavoravo per un’azienda di moda. Trascorso un anno, ricevo una telefonata da Mahmoud, il pittore, che mi dice, voglio recidere il contratto per lo studio, a te interessa? Gli ho chiesto un mese per pensarci e…

Sei tornato in Italia.

Sì, non potevo lasciarmi sfuggire questa occasione. Però, devi credermi, non è facile gestire questo spazio. Ci sono le spese da pagare ogni mese, c’è un grosso lavoro organizzativo, la comunicazione… Questa avventura è iniziata insieme a due carissimi amici/fratelli Donato Demita (@donato.demita) e Francesco Lampredi (@kxchris).

iscian / ایشان
iscian / ایشان Ph: @la.blet
Oggi, però, Iscian lo gestisci da solo, uno dei soci si è trasferito, l’altro ha dovuto abbandonare per impegni lavorativi.

Già, e credimi è un’impresa, soprattutto fare coincidere le esigenze del lavoro di fotografo e programmatore con la gestione di uno spazio culturale così attivo. Qui c’è almeno un evento a settimana, ma non mi lamento. Lo faccio con il cuore. 

Scusa se te lo chiedo così sfacciatamente, ma chi te lo fa fare?

È faticoso, è vero, ma qui sono felice. È un luogo intimo e riservato dove la gente sta bene e questo mi riempie di orgoglio. Per quel che posso, cerco di diffondere una bellezza alternativa, un modo nuovo di stare insieme. Certo, non sarebbe male poter contare sulla collaborazione di altri volontari, perché qui non c’è alcun ritorno economico, ma c’è un grande ritorno umano. È un luogo dove spesso si verificano momenti magici. Tra i tanti, mi viene in mente il concerto di Alessandro Rebesani (@_rbsn_), fuori c’era un nubifragio ed eravamo in pochi, in tutto una trentina di persone. Il pubblico ascoltava la musica con gli occhi chiusi, alcuni avevano pianto. S’era creata una profonda connessione tra tutti noi e l’artista. Ti direi che è per questo che lo faccio, per vivere questi attimi di commozione e felicità.

Da quello che mi racconti, si intuisce che hai un’indole altruistica. Ti prendi molta cura delle relazioni.

Sì, non saprei dirti quanto sono bravo, però nella mia testa questa cosa è importante. Mi prendo cura di quelle vecchie e cerco di crearne di nuove. Questa è la natura di Iscian, creare connessioni tra le persone, tra gli artisti. Tante persone meravigliose che mi stimolano a proseguire e mi fanno pensare che sto facendo qualcosa di buono. Pensaci, se noi due ci siamo conosciuti, il merito è di Iscian. Certo qui si fa arte e cultura, ma potrei dire che questo è un luogo dedicato soprattutto all’amicizia.

Iscian
Iscian / ایشان
Con quali criteri organizzi la programmazione di Iscian?

L’unico criterio è il mio gusto, ma qui c’è molta varietà di offerta, si va dalla musica contemporanea sperimentale con La rassegna Musica Randagia che propongo una o due volte al mese con Vincenzo Parisi (@vincenzoparisimusic) alle proposte di Barnaba Ponchielli (@bponchielli) che mi segnala sempre artisti molto interessanti. Non ci sono preclusioni di genere dal rock, all’indie, al jazz, dipende. Ma Iscian non propone solo concerti, qui si organizzano reading, piccoli spettacoli teatrali, mostre, installazioni… 

E avete anche dei format che riproponete tutti i mesi, Life Drawing  e Lettino. 

Life Drawing e Lettino sono degli appuntamenti fissi qui a Iscian. Life Drawing, che organizzo con la mia amica Rachel Bullock (@racheljbullock), è una serata dedicata al disegno dal vivo con un/a modello/a. Non è un corso, né un workshop. Artisti e appassionati possono venire con carta e matita e disegnare.  Lettino, organizzato con un’altra cara amica, Francesca Salzano, è dedicato alla letteratura. Predisponiamo un’urna con alcuni bigliettini su cui sono scritti i nomi dei partecipanti. Chiunque può essere estratto e ha cinque minuti per leggere qualcosa di suo o qualcosa che semplicemente desidera condividere. 

iscian / ایشان / Life Drawing
iscian / ایشان / Life Drawing
Questo format mi fa venire in mente la psicoanalisi, sai per via del lettino, sembra una specie di terapia di gruppo. 

Per certi versi è un po’ come confidarsi con degli sconosciuti. Qui sono venuti in tanti che non avevano mai avuto l’occasione di leggere in pubblico quello che avevano scritto. Eppure gli artisti si sentono al sicuro, perché il contesto è intimo. Quando la lettura è terminata, a volte si fanno delle osservazioni, si discute, oppure si sta in silenzio e basta. Con Life Drawing è lo stesso, chi lo desidera può mostrare il suo disegno e ricevere i commenti dei presenti. Altrimenti lo infili nell’album e torni a casa.

Organizzi anche altre serate a cadenza fissa?

C’è un progetto a cui tengo molto, dedicato ai libri, su cui sto lavorando. Si chiamerà Matyaner, ma è un’idea ancora in embrione e preferisco non parlarne. Ti dico solo che per me è davvero importante, ma so anche che non sarà facile da organizzare, perché insomma tutto ciò che riguarda i libri fa fatica a incontrare il favore del pubblico.

Milano è una città dove lo spazio costa troppo. Sta espellendo le persone che non si possono permettere bilocali da 6000€ al mq. E a questa categoria spesso appartengono i giovani. Iscian, e tanti altri luoghi dedicati all’arte e alla cultura, rappresentano un presidio contro questa logica iper liberista che rischia di sopprimere la parte più vitale della città.

Non si può fare tutto per i soldi. Ci sono anche altri bisogni, altre possibilità di scambio. Tutti noi abbiamo bisogno di mettere al centro quello che ci piace fare, senza pensare solo ed esclusivamente a un vantaggio economico. Oggi, in centro ci sono solo negozi di moda, di grandi brand, o locali, ma servono anche centri di aggregazione come questo, dove il profitto non è il principale obiettivo, qui il valore lo danno le relazioni.  

iscian / ایشان / Cortile
iscian / ایشان / Cortile
Come immagini Iscian tra qualche anno?

Da un lato non vorrei che cambiasse troppo, perché ci tengo a mantenere questa natura intima. Dall’altro, se dovesse crescere potrebbe diventare la mia attività principale, e chi non vorrebbe vivere di quello che ama? Però avrei paura di snaturarlo. Non so bene cosa desiderare.

Ormai sei a Milano da tanti anni, hai in mente di tornare in Iran?

Non lo so. E non sono sicuro al 100% di voler restare qua (nonostante l’Inter N.D.R.). In Iran ci torno spesso in vacanza, ma viverci è un altro paio di maniche. Chissà forse un giorno mi trasferirò in Sicilia **** o in Puglia **** e lì fonderò una succursale di Iscian. Non sono un tipo che pensa tanto al futuro, adesso quello che posso fare, lo faccio, poi si vedrà.

Paolo Cramer
Paolo Cramer
Nasce e vive a Torino. È psicanalista, storico e musicologo. Romantico ma solo nell'accezione del movimento sviluppatosi al termine del XVIII secolo in Germania. Ha una passione smodata per la tisana alla liquirizia.

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