A/EDITORIA / Progetti Editoriali / Rassegna: Ædicola / Letters not literature
Focus / Rivista d’arte / Poesia concreta
Formato / Online (Instagram)
Direzione editoriale / Matteo Spaggiari
In attività dal / 2024
Descrizione / Letters not literature
È un progetto divulgativo. L’intenzione è quella di creare uno spazio pubblico in cui il lavoro sulla parola possa ancora essere una piccola rivoluzione. Estenuati dalle offerte poetiche costantemente uniformi dell’attività editoriale italiana, l’impegno della redazione è di fare luce su autori che hanno vissuto la rivoluzione del linguaggio degli anni sessanta-settanta e ne hanno fatto una rivoluzione prima di vita, poi di poesia, portandola fino ad oggi, e mantenendola matura.
Scardinato il messaggio, il significato, il simbolo e tutto ciò che possa incespicare nell’interpretazione, si sono posti su un piano completamente nuovo, eppure tanto clamorosamente evidente, che è il piano della superficie del testo.
A dimostrazione che ogni forma espressiva —e il linguaggio più di tutte— diviene istituzione, e quindi vittima delle medesime dinamiche di potere, nel corso dei decenni si è praticata una voluta e determinata damnatio memoriae verso i nostri autori; ed è stata attuata da parte di chi fa del senso comune —e soprattutto del buon senso comune— la propria piccola patria: vale a dire, le maggiori case editrici, e chi ne cura selezione e collane.
Al fine, quindi, di riportare il ricordo laddove è stato cancellato, Letters not literature cerca di ricostruire una cornice pragmatica propria, una linea cronologica e un contesto topico, adottando i testi di saggisti e autori degli anni ‘70 che hanno visto nascere e crescere questo radicale fenomeno poetico. Il magazine fa propria l’analisi teorica contenuta in “Verso la poesia totale” di un mai più ripubblicato Adriano Spatola, e come base empirica la geniale Giulia Niccolai (anch’essa dimenticata) e come antologia —più di pensiero che autoriale— si serve di Clemente Padìn (“Dalla rappresentazione all’azione”).
E così la rivista dà spazio a poeti come Niikuni Seiichi, autore nipponico di deliziosi quadretti curvilinei di lettere giapponesi; o a Friedrich Achleitner, architetto-poeta che dà significato alle parole con geometrici riquadri; e all’artista dei giardini Ian Hamilton Finlay, che scrive su pietra e ammira le proprie installazioni da un ponticello sul prato; e ancora a tutti coloro che vedono la poesia come un grande software, composto da codici di lettere e numeri, come Carl Fernbach-Farsheim; o all’affascinante Jan Brossa, scrittore verbo-visivo conosciuto in tutto il mondo meno che in Italia, paese che ha rinnegato Vincenzo Accame e la sua ‘Anestetica’…
Letters not literature, dunque, vuole divulgare questi e centinaia di altri autori, tra cui anche numerosi italiani, che hanno rischiato l’estinzione dal mondo letterario ma che costituiscono una preziosissima e, per ora, nascosta linfa culturale per chi, nello scritto e nel quotidiano, ha dismesso i panni logori dell’ego lirico e ha saputo abbracciare il precipizio dell’incomunicabilità.