L’arte secondo Sigmund Freud / Essay / Rassegna: Arte e Psicoanalisi / Gradiva di Jensen, una fantasia pompeiana. La scoperta dell’inconscio come occulto motore delle nostre azioni —è noto il paragone dell’Io-cavaliere che deve domare il suo cavallo (l’Es), con il Super-Io che funge da guardiano critico— è la molla che porta Freud a esplorare tutti i campi della realtà per mettere in evidenza il conflitto interno e costante che caratterizza la psiche umana.
Inaspettatamente, proprio il campo dell’arte è quello che più di altri gli consente di verificare le analogie e i punti di contatto con la scienza psicoanalitica. Dalle varie forme d’arte, Freud attinge da profano —come tiene a sottolineare— osservazioni per rendere più accessibile al lettore la teoria scientifica che sta perfezionando. Sono osservazioni sparse, in una prima fase, prive di una loro organicità, quasi un laboratorio per validare la tenuta dei concetti e il nuovo armamentario teorico.

Studio sulla Gradiva /
Bisognerà arrivare allo studio sulla Gradiva (1907), una novella composta da Wilhelm Jensen nel 1903, per avere però una sintesi divulgativa di analisi letteraria condotta con i criteri della psicoanalisi. È il punto di svolta che porta Freud a un modo di fare critica estetica, basato sulla «predisposizione a indovinare cose segrete e nascoste in base a elementi poco apprezzati o inavvertiti, al rimasuglio —ai rifiuti— dell’osservazione» come egli stesso annota. Un metodo ottenuto, circoscrivendo il nucleo dell’opera al suo contenuto, focalizzandosi sulla potente attrazione esercitata da questo sull’osservatore e trascurando le qualità formali e tecniche.
L’opera letteraria così rivela una sapienza poetica e le affinità e la parentela con la psicoanalisi. L’intreccio della novella offre inoltre a Freud l’opportunità di definire una metodologia critica fondata su alcuni assunti psicoanalitici (inconscio, rimozione, transfert, paranoia, arrivando alla liberazione catartica) che ne diventano l’asse portante. Fino a indurlo a dire che la novella possa essere letta come un caso clinico.
La vicenda /
Il protagonista della Gradiva di Jensen è infatti un archeologo talmente sedotto da un bassorilievo raffigurante una fanciulla che incede (da cui il nome dell’opera), da farne un calco da portare a casa. A seguito di questo coup de foudre, l’uomo sviluppa un’intensa attività onirica e ha dei floridi deliri in cui vede la Gradiva sepolta dalle ceneri del Vesuvio.
I sogni prendono la forma di un’ossessione che non dà tregua a Norbert Hanold il quale decide di mettersi in cerca della ragazza nella speranza di ritrovarla tra le donne reali. Si reca a Roma e poi a Pompei, dove avviene un evento risolutore. Incontra, infatti, la sua Gradiva, Zoe, una fanciulla che inizialmente asseconda il delirio dell’uomo per poi rivelargli la realtà. Lei è una sua amica d’infanzia ed è stata innamorata di lui, senza esserne ricambiata perché il giovane aveva anteposto la sua passione per l’archeologia a ogni altra passione. Scoperte le ragioni di questa attrazione l’uomo, liberato dal suo fantasma persecutorio, guarisce e sposa Zoe.
Freud individua nella novella la trasposizione poetica di un trattamento psicoanalitico, in cui Zoe assecondando i deliri fa affiorare i contenuti inconsci del protagonista. Esiste un’analogia tra l’invenzione letteraria e l’analisi dei sogni, entrambe sono messaggere dell’inconscio, così come i miti e le leggende usati dagli artisti trovano un cotè nel pensiero infantile dove si deposita il primitivo materiale onirico. L’artista è più di ogni altro in grado di attingere alle fantasie dell’infanzia, di usare l’immaginazione per trasfondere nel prodotto la sua attività inconscia.

La ninfoleptia /
La novella di Jensen richiama anche un fenomeno descritto nella mitologia: la ninfoleptia, cioè il rapimento dei giovani guerrieri da parte delle ninfe. Questa condizione di smarrimento che trasporta chi ne è toccato in una regressiva atemporalità è molto simile al delirio e ai sogni del protagonista della Gradiva. È lo smarrimento in uno spazio indifferenziato cui non si sottraggono gli eroi mitologici, come Odisseo nella relazione con la ninfa Calipso, e che personifica un intermedio fusionale di contrari, vissuto con gli schemi della simbolicità.
Un’esperienza eccezionale che interrompe il corso dell’esistenza è anche quella raccontata in Lighea da Tomasi di Lampedusa. Lo scrittore narra l’amore tra un illustre grecista, il professore Rosario La Ciura, i cui sputi sono simbolici e altamenti culturali, e una creatura soprannaturale, pontefice dei regni del “prima” e del “poi”. Giunto alla fine della sua vita, minato da una grave malattia e deluso per non aver visto la pubblicazione della sua opera, Tomasi di Lampedusa scrive questo racconto evocativo in cui raffigura la fusione/confusione tra l’animale (la sirena) e l’uomo, tra eros e thanatos, tra luce e tenebre, tra vita e morte.
La descrizione di questa esperienza —a metà del testo— è confidata dal protagonista a un giovane giornalista Paolo Corbera che dissipa la propria esistenza tra flirt e lavoro a La Stampa. Ricca di implicazioni psicoanalitiche l’avventura che ha la sintomatologia di un delirio lascia un segno indelebile nell’esistenza di La Ciura, la cui passione per il mondo classico non è limitata all’erudizione ma è un tributo all’erotismo supremo e alla bellezza immortali. Il carattere iniziatico della vicenda lo doterà di una sapienza negromantica piena di allusioni misteriose, un arcano che porterà con sé.

La Gradiva di Cobbing /
Gli studi sulla Gradiva di Jensen hanno ispirato molti studiosi e artisti e hanno fornito a William Cobbing @william.cobbing, un artista la cui pratica abbraccia con una spiccata sensibilità scultorea, una vasta gamma di media, inclusi fotografia, video e installazioni, l’ispirazione per riproporre il binomio Arte-Psicoanalisi. Ispirazione che si è concretizzata tra il 2007 e il 2008 in un progetto presentato al Freud Museum di Londra.
Si tratta di una serie di sculture, video e installazioni riguardanti l’enigmatica protagonista della novella di Wilhelm Jensen. In una parte intima del museo l’artista inglese ha esposto, fra l’altro, una figura murata sotto strati di calcestruzzo, quasi a suggerire il senso di un’esistenza parallela sotto la superficie dei muri. Ma il pezzo più interessante è sulla soglia del museo dove ha posto per terra la riproduzione del bassorilievo romano sul coperchio di un tombino metallico, quasi ad ammonire gli ignari visitatori che avvicinarsi all’arte e/o alla psicoanalisi comporta l’ingresso in una dimensione fantomatica e ambigua.