MANDRA Collettivo Curatoriale / Art Space / Milano /
Con questa intervista Ɐ Revolt Magazine inaugura una rassegna di articoli dedicati alle giovani curatrici e ai giovani curatori italiani per scandagliare sguardi inediti sull’universo artistico contemporaneo. Vogliamo portare all’attenzione dei lettori questa nuova curatela, intesa a tessere relazioni e a favorire scambi e dialoghi tra artisti e pubblico.
Sandra Beccaro e Marta Chinellato hanno fondato MANDRA, un collettivo curatoriale con base a Milano. Incontrandole siamo colpiti dal grande entusiasmo con cui sostengono artisti impegnati in ricerche e sperimentazioni disallineate dalle logiche di mercato.
La loro principale attività è lo Studio Visit per documentare sul campo il processo creativo e per annodare relazioni più profonde e collaborazioni con gli artisti emergenti in vista di una progettazione condivisa.
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Come nasce il collettivo curatoriale MANDRA? In particolare, qual è la vostra missione?
Nasce nelle nostre menti, nelle aule dell’accademia di Brera durante il biennio di Visual Cultures e pratiche curatoriali. Qui siamo entrate in contatto con diversə artistə emergenti e abbiamo riscontrato in loro la nostra stessa necessità: creare uno spazio libero da imposizioni e da dinamiche di mercato, focalizzato sul valore della condivisione e dell’empatia. Il nostro obiettivo principale è quello di mediare il lavoro di giovani artistə emergenti che si occupano di tematiche volte a indagare l’individuo, e lo stesso, in relazione alla collettività e al presente.
Il primo progetto di MANDRA, che prosegue tuttora, consiste in una documentazione e raccolta di esperienze negli studi dellə artistə emergenti di Milano. Il modo più efficace per approfondire la pratica artistica è infatti lo studio visit, che ci permette di conoscere il processo creativo e le diverse ispirazioni e suggestioni dai quali è alimentato. Riteniamo importante sviluppare un dialogo con l’artista, incentrato sulla sua pratica, e sugli strumenti che utilizza per guardare al contemporaneo, i quali diventano, imprescindibilmente, ispirazione e parte dell’operato dell’artista.
MANDRA è un collettivo curatoriale, quali sono (o quali dovrebbe essere) la funzione e il ruolo del curatore nel sistema dell’arte italiano contemporanea? E voi come vi proponete di interpretare questo ruolo?
A nostro avviso il ruolo di unə curatorə, nonostante decenni di studi su questa professione, tende a rimanere piuttosto aleatorio. Per quanto riguarda MANDRA il nostro obiettivo è quello di interpretare tale compito, partendo da ciò che suggerisce il nome, ovvero dal ‘prendersi cura’. Pensiamo che unə curatorə debba essere mossə da una passione e da una curiosità che non si limitino semplicemente alla stesura di testi critici e comunicati stampa, incomprensibili e ripetitivi, ma che prenda parte, in maniera costante e attiva, a tutte le fasi di una progettazione. Curare significa intrecciare relazioni con artistə che si possano trasformare in rapporti di stima e fiducia reciproca, in grado di creare scambi, dialoghi e confronti e di approdare a progetti condivisi e condivisibili dal pubblico.
Esiste una particolare tipologia di artisti di cui vi prendete cura? Che peculiarità devono avere? Avete selezionato particolari generi o temi da privilegiare?
MANDRA, come abbiamo detto, si è sviluppata proprio per dare voce, spazio e visibilità ad artistə emergentə. Questa classificazione non vuole essere un limite dal punto di vista anagrafico, ma piuttosto di esperienza all’interno dei canali canonici dell’arte contemporanea attuale. In particolare, ci interessano quelle ricerche che non vengono adeguatamente rappresentate nei contesti culturali, perché affrontano tematiche che faticano a trovare spazi di ascolto, sia a livello culturale, sia a livello sociale. Crediamo fortemente che nel contesto sociale attuale sia fondamentale dare voce a tutte le ricerche, talvolta più sperimentali nei medium scelti, ed escluse dai criteri banalizzanti tipici del commercio dei beni di lusso (in cui la vendibilità rimane un valore notevolmente più rilevante del contenuto). Criteri che riducono la scena artistica a un mero strumento capitalistico. In questo senso, la nostra ricerca non pone dei limiti, ma anzi cerca di superarli.
Con il tempo ci siamo rese conto che anche il contesto artistico emergente è molto frammentato, per questo motivo MANDRA cerca di gravitare attorno a diverse realtà, e di comporre un mosaico di ricerche, provenienti dal basso (da chi cerca uno spazio dove essere ascoltatə), che racconti una contemporaneità a sua volta complessa e segmentata.
Sono innumerevoli, oggi, le realtà impegnate a valorizzare l’arte emergente. Alcune di queste, per evitare compromessi che possano snaturarne la visione, si astengono da collaborazioni strutturate, altre peccano di autoreferenzialità. Il risultato è una parcellizzazione di piccoli collettivi, associazioni, artzine (come Ɐ Revolt) e via discorrendo, che, in molti casi, si sovrappongono per obiettivi e modalità operative. Come si muove MANDRA nel panorama attuale, tenta di distinguersi o, a sua volta, cerca di stringere collaborazioni?
Come nella scelta degli artisti, anche nella nostra collocazione all’interno del panorama culturale siamo alla costante ricerca di nuovi canali e soprattutto di interlocutori. Tessiamo legami con diverse realtà, con la speranza di riportare l’arte alla collettività.
Un esempio recente è la collaborazione con Mare Culturale Urbano che ha accolto per il periodo estivo l’installazione artistica di Marco Cesari e Matteo Urbani, un ecosistema biotecnologico che riflette sulla coabitazione di elementi naturali e tecnologici, ponendo interrogativi su tematiche estremamenti urgenti.
Il contesto di Mare Culturale Urbano è molto diverso da quello canonico del sistema dell’arte. Nello spazio, infatti, si svolgono diverse attività che coinvolgono in modo partecipativo le persone, le quali, sia per un workshop, sia per un concerto o un mercato biologico hanno la possibilità di confrontarsi con l’opera, di lasciarsi suggestionare e di riflettere sulle tematiche proposte. In un sistema che, spesso, fagocita le ricerche per adattarle alle proprie necessità crediamo sia essenziale riportare il focus sul significato della ricerca artistica.
Una delle vostre attività principali è certamente quella degli Studio Visit. Questo vi ha dato modo di conoscere tanti/e giovani artisti/e. Ritenete sia possibile individuare tematiche prevalenti? Tendenze riconoscibili?
Come abbiamo già detto, l’ambiente artistico milanese risulta molto frammentato e, per quanto sia difficile riuscire a riunire sotto un unico cappello le diverse specificità , abbiamo riscontrato alcuni filoni di ricerca comuni e paralleli che portano a pratiche spesso molto diverse. Siamo ancora molto lontane (e forse nemmeno vi ambiamo) da una mappatura delle pratiche artistiche del territorio.
Tuttavia, interfacciandoci con un ambiente artistico che sta sbocciando, possiamo dire che le riflessioni finora incrociate analizzano il complesso periodo storico in cui viviamo e cercano di immaginare un futuro (o un presente) ‘altro’. Le pratiche artistiche si fanno portavoce di uno studio sulla soggettività umana o postumana, in relazione alle questioni sociali attualmente più urgenti e in antitesi con una società conservatrice, antropocentrica, consumista e coloniale.
La questione climatica e ambientale è, ad esempio, un tema ricorrente nelle ricerche dellə giovani artistə, come il confronto con il digitale e la tecnologia, spesso influenzati dal pensiero postumano ed eco-transfemminista. Vi è, inoltre, una tendenza a esplorare e a fare proprie buone pratiche e tradizioni del passato.
Quali sono i principali problemi che oggi un/a artista emergente è chiamato ad affrontare? Sapreste suggerire delle soluzioni?
Lə artistə emergenti si affacciano, senza supporti o tutele statali, a un sistema dell’arte che lə fagocita e lə rende merce di scambio o lə ignora, preferendo pratiche e ricerche già apprezzate da un collezionismo italiano molto tradizionale e spesso interessato al valore monetario o decorativo più che culturale. Ormai anche l’arte subisce la velocità della circolazione delle immagini nell’era tecnologica che, quotidianamente, ci porta a consumare centinaia di dati e contenuti, che seguono trend del momento, esaurendosi prima ancora di potere essere approfonditi. Pensiamo che l’arte abbia bisogno di cura e che la cura abbia bisogno di tempo, riflessione e generazione, questo è ciò che ci impegniamo a costruire con MANDRA. Non abbiamo la presunzione di definirla una soluzione, ma è la strada che vogliamo proporre.
Come immaginate l’evoluzione di MANDRA nei prossimi anni?
MANDRA è un progetto mutevole, aperto a collaborazioni e condivisioni, alla costante ricerca e costruzione di uno spazio sano e inclusivo, rispettoso e curioso delle ricerche dellə artistə, in grado di restituire l’arte alla collettività. Con questi valori MANDRA potrà evolversi assumendo forme che ancora non distinguiamo nitidamente, ma che accogliamo e plasmiamo di progetto in progetto, ampliando il dialogo e lo scambio con lə artistə.