SCUM MAnifesto di Valerie Solanas / Essay / Rassegna: Figlie di Boadicea / Con il breve essay di oggi inauguriamo la rassegna Figlie di Boadicea. Una serie che approfondirà le numerose declinazioni del movimento femminista: liberale, womanismo, anarchico, radicale, postmoderno, transfemminismo ecc. E prenderà in esame il pensiero di gruppi come Redstockings o intellettuali come Monique Wittig.
Il battesimo di questa iniziativa non poteva che essere affidato al Manifesto SCUM Society for Cutting Up Men / La società per l’eliminazione degli uomini (l’acronimo potrebbe essere un’invenzione dell’editore Olympia Press) un trattato politico di femminismo radicale del 1967. Composto da 11.000 parole incendiarie, al cui confronto le lyric gansta rap di N.W.A sembrano innocue canzonette dello Zacchino d’Oro, prospetta una società abitata da sole donne per mezzo di un gendercide (neologismo che sta per omicidio sistematico di tutti i membri di uno specifico genere).
In parole semplici, il manifesto, con linguaggio corrosivo e violento, oltre a denunciare il predominio maschile e la conseguente marginalizzazione delle donne, esorta allo sterminio di tutti i maschi! Sì, non è un’iperbole. Dopotutto, secondo l’autrice Valerie Solanas, la femmina più incazzata di sempre, passata alla storia per aver cercato di ammazzare Andy Wharol, gli uomini sono solo un branco di parassiti inetti e oppressivi.
(Per un approfondimento sull’autrice del Manifseto SCUM, Valerie Solanas vai QUI)
Manifesto SCUM un simbolo del femminismo radicale
Il Manifesto SCUM è un documento emblematico del femminismo radicale che, per ironia della sorte, è diventato l’ennesimo cimelio della cultura di massa, proprio a causa del fallito omicidio dell’uomo simbolo della Pop Art. La vittima illustre, scampata per miracolo all’attentato, ha fatto guadagnare a Solanas, artista misconosciuta del New Jersey, un’immediata notorietà che le ha permesso di dare alle stampe il suo trattato. Purtroppo, proprio questa diffusione smisurata ha svuotato il manifesto del suo valore eversivo e lo ha archiviato come frutto dei vaneggiamenti di una lesbica svitata, o peggio, come prodotto provocatorio, ironico e/o satirico.
A ulteriore riprova del suo ingresso a pieno titolo tra le icone della Pop Culture ancora oggi Valerie Solanas con il suo Manifesto occupa stabilmente una posizione di tutto rispetto nella classifica dei 100 Migliori libri femministi di Goodreads.com in compagnia di autrici del calibro di Virginia Woolf, Adrienne Rich, Judith Butler, Gloria Anzaldua, Audre Lorde… eppure nessuno l’ha mai presa davvero sul serio.
Esortazione allo sterminio o satira?
Anzi, a ben vedere molte femministe hanno cercato di normalizzarla, a cominciare da Ti-Grace Atkinson esponente dell’ala radicale di NOW, la National Organization for Women (Solanas ripagò il suo sostegno —anche economico— con la minaccia di gettarle dell’acido in faccia) fino alle militanti dei nostri giorni. Tutte impegnate nello sforzo di far passare la linea anti-letteralista, secondo la quale:
Il Manifesto SCUM non è altro che una denuncia sociale, e se si concede il lusso di qualche artifizio retorico, di qualche esuberanza (del tipo tutti gli uomini vanno ammazzati senza pietà), lo fa con il solo traguardo di scioccare i suoi lettori. In realtà mette in scena la degenerazione della società patriarcale e ne rimarca la brutalità, capovolgendone, per paradosso, gli equilibri, ma senza mai spingersi davvero ad auspicare l’omicidio di tutti i maschi. Della serie: Ma che ci avevate creduto? Ma vi pare? Si scherza!
Ritengo che Solanas guardasse con sospetto le femministe (che chiamava con i poco lusinghieri appellativi di «schmucks», «dupes» e «know-nothings», lemmi coloriti che potremmo tradurre con rincoglionite), proprio per questo tentativo di edulcorare il suo Manifesto. Potevano anche non condividere le tesi estremiste, ma non erano autorizzate a travisare, in malafede, il suo pensiero, al fine di renderlo più digeribile per le benpensanti che predicano la pace nel mondo, tra una partita a bridge e un trattamento alla cheratina per capelli. Volevano farla passare per provocatrice quando lei era sanguinaria, darle una parvenza da progressista quando era una rivoluzionaria bombarola! Il suo non era un femminismo all’acqua di rosa, e allora? Non lottava per qualche diritto in più, stessi salari, stesse opportunità professionali. Chi se ne frega dei diritti! Lei voleva terremotare il sistema, era in guerra con il genere maschile. Faceva parte della schiera di chi pensa si possa vivere in pace solo dopo che si è provveduto a seppellire tutti i nemici.
A questo proposito Breanne Fahs (l’autrice della biografia più completa su Solanas), riporta una conversazione tra Valerie e il suo amico Jeremiah Newton. Newton le domanda, senza girarci intorno, se il suo manifesto dovesse essere preso alla lettera. «Non voglio uccidere tutti gli uomini» gli ha risposto, «ma penso che i maschi dovrebbero essere evirati o castratti così non potranno più rovinare la vita delle donne».
E sentite un po’ cosa scriveva ad Atkinson dall’ospedale psichiatrico dove era stata internata: «Florynce [l’avvocato di Solanas] mi ha detto che non l’avevi letto [il Manifesto]. Stando così le cose, non hai davvero il diritto di scriverne e parlarne pubblicamente. È anche ovvio che non solo non capisci SCUM, ma che SCUM non fa per te. SCUM è per prostitute, lesbiche, criminali, maniache omicide. Pertanto, ti prego di astenerti dal commentare SCUM + dal “difendermi”. Ho già fin troppi “amici” là fuori che mi stanno soffocando».
La rabbia nei confronti degli uomini
Nonostante le revisioni e gli annacquamenti non ci sono dubbi che Valerie Solanas parlasse sul serio: si sarebbe volentieri sbarazzata di tutti gli uomini se solo avesse avuto la possibilità. Non era a caccia di scandalo sensazionalistico, ma provava una rabbia profonda e incontenibile nei confronti di ogni essere umano provvisto di testicoli e pene. E chi conosce la sua biografia può comprendere facilmente le ragioni di questo odio così radicale: Valerie era stata abusata dal padre e nel suo vagabondaggio per gli Stati Uniti fu costretta a prostituirsi per tirare a campare.
A questo proposito è da segnalare il breve saggio che Susan Sontag ha dedicato a SCUM, The Aesthetics of Silence (1967). Nell’essay, pur prendendo le distanze dall’idea che la violenza possa essere strumento di emancipazione e criticando la visione binaria dei generi (Solanas non riconosce la complessità delle identità di genere e la fluidità dei ruoli sociali), vede nel Manifesto SCUM un’opera importante e coraggiosa. Riconosce che il testo veicola la rabbia e la frustrazione di molte donne ed è una denuncia delle ingiustizie del patriarcato.
Il Manifesto SCUM può essere definito una “estetica del silenzio“, espressione con cui la stessa Sontag intende rilevare il rifiuto del linguaggio tradizionale per trasmettere un odio che non può essere contenuto nelle parole.
Ed è proprio per comunicare questa rabbia smisurata che ritengo sia importante proporre un’analisi di un testo fondamentale della storia del femminismo radicale, senza infingimenti, senza nascondere la polvere sotto il tappeto. Parlo anche a nome del collettivo 618 che dirige Ɐ Revolt Magazine quando affermo di non condividere nessuna delle tesi espresse nel Manifesto SCUM…
I limiti del Manifesto SCUM
…Al contrario, come hanno evidenziato Karen Foss e Sonja K. Griffin, ha il demerito di riprodurre una retorica di dominio che conferma, piuttosto che sfidare, il modello egemonico maschile. Il tentativo di Solanas di ribaltare gli equilibri dell’oppressione, fondati sulla dicotomia di genere, in realtà mantiene inalterata la violenza e il sessismo come funzioni strutturali della società. Il sovvertimento dello status quo perde di valore perché mantiene una retorica di sopraffazione dell’altro. L’ingiustizia si sconfigge eradicandola, non trasformando il carnefice in vittima.
Ciò nonostante va riconosciuta l’importanza che questo documento ha avuto per il movimento. Non a caso, Joanne Steele la direttrice della newsletter Majority Report, ha dichiarato: «[Solanas] fu la prima a dire che puoi odiare il tuo oppressore». Lottare per una società più giusta porta talvolta a sbagliare strada, a eccedere, a mettersi dalla parte del torto, pur avendo tutte le ragioni. È un processo lungo e complesso che va studiato senza faziosità e con spirito critico.
In fondo, se Solanas non avesse fatto da apripista non sarebbero nate organizzazioni come Cell 16, W. I. T. C. H. (Women’s International Terrorist Conspiracy from Hell) e C. L. I. T. (Collective Lesbian International Terrorists), che hanno redatto manifesti ispirati proprio a SCUM. Un’analisi e una riflessione sulle lotte del femminismo non può prescindere dal prendere in esame anche le posizioni e i personaggi più scomodi e controversi.
Oltre ai manifesti di Redstockings o New York Radical Feminists, la cui derivazione è evidente, SCUM ha avuto un’influenza significativa su alcuni testi fondamentali del femminismo radicale come The Dialectic of Sex (1970) di Shulamith Firestone che propone una rivoluzione tecnologica per liberare le donne dalla riproduzione biologica e dal patriarcato; The Female Eunuch (1970) di Germaine Greer, un’analisi della condizione femminile che critica il patriarcato e propone una società basata sull’uguaglianza e sulla libertà sessuale e Sisterhood is Powerful (1970) di Robin Morgan, un’antologia di scritti femministi che esplora diverse tematiche legate alla condizione femminile, dalla violenza sessuale all’aborto.
La struttura del Manifesto SCUM
Valerie Solanas divide il suo manifesto in sezioni che mostrano come gli uomini controllino la società a scapito delle donne, private di qualsiasi potere decisionale e della facoltà di autodeterminarsi. Ad esempio, in Filosofia, Religione, e Moralità, sostiene che gli uomini considerino «“sbagliato” l’eccessiva libertà sessuale e le pratiche sessuali “devianti” o “poco virili”, mentre per le donne è “‘sbagliato” qualsiasi comportamento che induca gli uomini alla licenziosità sessuale». L’utilizzo della parola tra virgolette “sbagliato” rivela l’ostilità di Solanas per quelle norme incapaci di camuffare l’ipocrisia e il doppio standard della società patriarcale. Gli uomini, pur desiderando il sesso, criticano le donne che lo offrono e, poiché non possono avere libertà sessuale, non permettono alle donne di averne. Con queste affermazioni l’autrice mette alla berlina la società americana, sessista e puritana, della fine degli anni ‘60.
Dopo una disamina focalizzata sulla sessualità, passando a denunciare l’oppressione di tutte le donne, Solanas propone la sua soluzione estrema, il gendercide di qualunque maschio, omosessuali compresi.
Per portare a compimento questa missione le femmine SCUM, la feccia, le donne reietto, devono coalizzarsi e lottare spalla a spalla contro gli uomini e quelle donne asservite che non intendono combatterli e magari portano loro la colazione a letto.
Il maschio è una femmina mancata
Procediamo ora ad analizzare alcuni brani del manifesto. Nell’incipit, Valerie Solanas afferma che il maschio è una femmina mancata, nient’altro che un incidente biologico. La virilità stessa è considerata una malattia genetica. Questo assunto è alla base di tutto il pensiero dell’autrice.
«In questa società, anche quando ci va di lusso, la vita è di una noia sconfinata. In questa società, nulla, assolutamente nulla, è per le donne. Dunque a tutte coloro che non temono né le responsabilità né le emozioni sconvolgenti non rimane che rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario, istituire l’automazione completa e distruggere il sesso maschile. Oggi è diventato tecnicamente possibile riprodurci senza i maschi (o addirittura senza le femmine) e di produrre soltanto femmine. Bisogna cominciare subito a farlo. Il maschio è un incidente biologico: il gene Y (maschio) è un gene X (femmina) incompleto, cioè una serie incompleta di cromosomi. In altre parole, il maschio è una femmina mancata, un aborto ambulante, abortito già a livello genetico. Essere maschio è essere tarato, limitato nella sensibilità. La virilità è una malattia congenita, i maschi sono emotivamente storpi».
L’ossessione del maschio per il sesso
Gli uomini dimostrano la loro inettitudine anche sul piano sessuale. Questa scarsa propensione all’arte amatoria origina, almeno in parte, dal senso di vergogna, di inadeguatezza e di colpa, tutti ben radicati nella natura maschile.
«Benché non sia altro che un corpo, è inadatto persino a fare lo stallone. Anche quando raggiunge l’efficienza tecnica, il che è già raro, rimane del tutto incapace di vivere realmente una bella scopata, sensuale e spiritosa; anzi si colpevolizza, si vergogna, ha paura (tutta un’insicurezza radicata nella natura maschile che l’abnegazione e l’impegno attenuano lievemente). Per di più, il godimento che ne trae è più o meno nullo. Infine, essendo così ossessionato dal voler fare bella figura, vincere un primato, pompare come si deve, non si cura molto di essere in armonia con la sua partner. Chiamare l’uomo una bestia sarebbe fin troppo lusinghiero; è una macchina, un vibratore su due piedi. Si dice spesso che gli uomini usino le donne. Ma le usano per cosa? Non certo per il piacere».
Qui Solanas, con il suo linguaggio colorito, insiste sull’ossessione del maschio per il sesso, alla ricerca di un piacere che però, per quei limiti citati in precedenza, non riesce mai a ottenere:
«Corroso dal senso di colpa, di vergogna, di insicurezza, di angoscia, malgrado la sensazione puramente fisica che a volte riesce a percepire, il maschio rimane ossessionato dalla scopata; è disposto ad attraversare a nuoto un mare di merda, a guadare un chilometro di vomito che gli arrivi all’altezza del naso pur di essere sicuro che sull’altra sponda lo aspetta una fica bendisposta nei suoi confronti. È capace di scopare una donna che disprezza, qualsiasi vecchia strega sdentata, è anche disposto a pagare. Perché? Alleviare la tensione fisica non è la risposta, per quello basterebbe la masturbazione. E siccome scopa anche bambini e cadaveri, non si può trattare di soddisfazione dell’Io».
Nelle diverse sezioni dedicate al sesso, Solanas insiste molto sul concetto di libertà sessuale, accusando gli uomini di incolpare le donne per comportamenti “troppo liberi”. Secondo l’autrice è solo un goffo tentativo di nascondere la propria condotta sessuale scorretta. Questa ingiustizia nell’intenzione di Solanas dovrebbe provocare nelle sue lettrici intensi sentimenti di indignazione e rabbia, il più grande catalizzatore per agire.
Il tentativo dei maschi di distinguersi dalle femmine
Insomma, l’ossessione per il sesso dei maschi è in realtà un maldestro tentativo di distinguersi dalle femmine, considerandole soggetti passivi. Tutto nasce da un equivoco, perché —secondo l’autrice del manifesto— tutte quelle caratteristiche che la società attribuisce agli uomini sono in realtà appannaggio esclusivo delle donne e viceversa. In sostanza tanto le donne sono sicure, razionali, intraprendenti, quanto gli uomini sono frivoli, vanitosi, lunatici:
«Scopare diventa [Ndr: per l’uomo] un tentativo disperato e convulso di dimostrare che non è passivo, che non è donna, mentre è veramente passivo e desidera veramente essere donna. Essendo una femmina incompleta, il maschio passa tutta la vita a cercare quello che gli manca, riuscire cioè a diventare femmina. Ecco perché è sempre alla ricerca delle donne e tenta di fraternizzare: vuole fondersi in loro. Ecco perché rivendica come sue tutte le caratteristiche femminili: forza e indipendenza emotiva, robustezza, coraggio, dinamismo, intraprendenza, sicurezza, obiettività, integrità, vitalità, intensità, profondità, ironia e senso ludico ecc. Ecco perché proietta sulle donne i caratteri maschili: vanità, frivolezza, banalità, debolezza ecc.».
L’invidia della fica
L’autrice ribalta il concetto psicoanalitico dell’invidia del pene (teorizzato da Sigmund Freud), affermando che sono piuttosto gli uomini a invidiare la vagina. Va fatto notare che Valerie Solanas ha conseguito una laurea in psicologia presso l’Università del Maryland e ha svolto quasi un anno di specializzazione presso l’Università del Minnesota, mette quindi in discussioni teorie che conosceva bene. Questo sovvertimento di prospettiva agito ai danni delle donne, lo si deve alla superiorità degli uomini nel campo delle relazioni pubbliche che ha permesso loro di ingannare madri, mogli, sorelle, colleghe di lavoro, e di capovolgere la realtà.
«Bisogna però ammettere che [Ndr: il sesso maschile] ha in mano un brillante settore di superiorità, quello delle relazioni pubbliche (è riuscito a convincere milioni di donne che gli uomini sono donne, e le donne uomini). I maschi sostengono che le donne si realizzano nella maternità: infatti la sessualità imposta dai maschi alle donne riflette ciò che i maschi desidererebbero, se fossero femmine. In altre parole, non sono le donne ad avere l’invidia del pene, ma gli uomini quella della fica».
Una piccola nota di colore, in realtà un atto deliberato con un preciso significato politico, è che nel ribaltare la teoria freudiana su l’invidia del pene, Solanas non adopera il corrispettivo “vagina”, ma il più volgare “fica”, (pussy nell’originale). L’utilizzo di parole oscene, di cui è permeato l’intero manifesto ha il duplice obiettivo di provocare, da un lato, una intensa risposta emotiva nella lettrice/lettore, dall’altro di mettere in discussione il sistema maschile, fondato sulla decenza e sulla morigeratezza.
Lotta anti capitalista
Ma cosa possono fare le donne per sottrarsi a questo giogo? L’unica soluzione praticabile consiste nel sabotare il sistema sociale ed economico costruito dagli uomini. Evidente in questo caso un parallelismo tra capitalismo e patriarcato, un topos di numerosi movimenti femministi.
«A liberare le donne dalla morsa maschile sarà dunque la distruzione totale del sistema basato sul lavoro e sul denaro, non il raggiungimento della parità economica dentro questo sistema».
Il ruolo del padre
Il ruolo della figura paterna nell’educazione di ragazzi e ragazze, rappresenta il fondamento di questo sistema oppressivo: ai giovani maschi vengono inculcati i valori della virilità, parallelamente si cerca di contrastare la naturale tendenza a emulare il modello materno, per quel desiderio inconscio degli uomini di diventare donne. Al contrario, alle giovani femmine si impongono modelli comportamentali tipici del genere maschile: la passività, l’ubbidienza, il servilismo, l’insicurezza.
«L’effetto della paternità sui maschietti è di farne degli Uomini, cioè di corazzarli contro ogni tendenza alla passività, alla frociaggine, al desiderio di essere femmina. Tutti i ragazzi vogliono imitare la madre, essere lei, fondersi in lei; ma Papà lo vieta, è LUI la madre, è LUI che deve fondersi in lei. Perciò dice al ragazzo, a volte direttamente, a volte indirettamente, di non comportarsi da “femminuccia”, ma da Uomo. Il ragazzo, che davanti a suo padre se la fa addosso, si sottomette e diventa un vero piccolo Papà, cioè questo modello di virilità, questo sogno americano: un dollardoso eterosessuale e per bene. L’effetto della paternità sulle bambine è di farne dei maschi, di renderle cioè dipendenti, passive, insicure, domestiche e animalesche, vigliacche, umili, e “rispettose” delle autorità e degli uomini, introverse, mortifere, insipide, noiose, convenzionali e profondamente disprezzabili. (…) Insomma il ruolo dei padri è stato quello di corrodere il mondo con la mascolinità. Il maschio ha un tocco da re Mida, ma alla rovescia: tutto ciò che tocca si trasforma in merda».
Le donne, a causa di questo lavaggio del cervello, sono ridotte allo stato di bestie mansuete. In particolare le borghesi del ceto medio.
«[Ndr: La donna] È diventata una borsa dell’acqua calda con le tette. (…) Ridotte allo stato di bestie, le donne del settore più arretrato della società (il ceto medio “privilegiato” ed “educato”, liquame dell’umanità sul quale il Papà regna incontrastato) cercano di eccitarsi sulle doglie del parto: nel paese più avanzato del mondo, in pieno ventesimo secolo, eccole lì sbracate con questi neonati aggrappati alle tette. E guardate, non è per il bene dei bambini che gli “esperti” dicono alla Mamma di starsene a casa a marcire come una bestia. È per il bene del Papà, è lui che ha bisogno di ciucciare le tette, è lui che si eccita con le doglie per procura (il morto-vivente ha bisogno, per reagire, di stimoli estremamente forti)».
I maschi-ribelli
Conclusa una prima disamina generale sugli equilibri di potere tra uomini e donne, Solanas analizza alcune categorie che possiamo riassumere in maschi, maschi-ribelli. maschi-femmine, femmine-maschi e femmine-femmine.
I “maschi-ribelli” per antonomasia sono gli hippy. Sulla carta uomini intenzionati a combattere il sistema patriarcale e capitalistico, ma la loro rivoluzione è bollata come pretesto per dare sfogo alle proprie pulsioni sessuali. Inoltre l’ideale di vita comunitaria è destinato a fallire perché gli uomini non sono in grado di cooperare, al contrario sono sempre in competizione. Ognuno ambisce a possedere in modo esclusivo la donna.
«L’attività prima della comune, quella che è la sua linfa vitale, è l’ammucchiata. Quello che alletta di più l’aspirante “hippy” è la prospettiva di tutta quella fica che troverà: il bene collettivo per eccellenza; basterà chiederlo. Ma accecato dalla golosità, non riesce a tener conto di tutti gli altri uomini coi quali dovrà pur dividere la fica, né della gelosia o della possessività delle stesse fichette.
Gli uomini non riescono a cooperare a un progetto comune perché l’unico progetto di ognuno è sempre: tutta la fica per me. Perciò la comune è condannata a fallire: preso dal panico, ogni hippy agguanterà la prima imbecille innamorata di lui e se la filerà verso qualche alloggio di periferia. Il maschio non può progredire socialmente, può solo andare avanti e indietro tra l’isolamento e l’ammucchiata».
I maschi-femmine
Non sono risparmiati nemmeno gli uomini omosessuali, i maschi-femmine, i quali si sforzano di aderire a un modello femminile inventato dagli uomini. Questo grottesco mascheramento si scontra con la consapevolezza di non poter mai diventare davvero femmine:
«[Ndr: L’omosessuale] anche se è diverso dagli Uomini, è in tutto identico a tutte le altre checche. Funzionalista pure lui, non fa che cercare un’identità formale: essere una femmina. Si sbarazza dei suoi problemi appiccicandosi addosso delle etichette, non ha un’individualità propria. Si conforma disperatamente allo stereotipo femminile inventato dagli uomini e diventa una marionetta piena di tic nervosi perché non riesce a convincersi di essere pienamente femmina
(…)
[Ndr: L’uomo] Sa che una popolazione femminile cosciente e illuminata sarebbe la sua rovina. La femmina sana e immaginosa cerca la compagnia di esseri uguali che possa rispettare e con i quali possa condividere il piacere. Il maschio, e con lui la femmina-maschio (atrofizzata e insicura), non aspira che alla compagnia delle larve».
I maschi-ribelli non ne hanno piena coscienza, ma nel loro intimo, vorrebbero liberarsi della propria natura maschile. Questo è il vero bersaglio della loro ribellione.
«Tutto sommato, ciò a cui si ribella il maschio-ribelle è il suo essere maschio. Il maschio cambia solo quando vi è costretto dal progresso tecnologico, quando non ha più scelta, quando la “società” arriva al punto in cui lui deve cambiare o morire. Ora ci siamo. Se le femmine non smuovono il culo, rischiamo di crepare tutti quanti».
Le femmine-maschio e le femmine-femmine
Sotto accusa ci sono anche le femmine-maschio, vale a dire tutte quelle donne che aderiscono, per ignavia o perché ingannate, al modello femminile inventato dagli uomini. L’unica speranza dell’umanità è rappresentata dalle femmine-femmine che combattono sia l’uomo sia le femmine-maschio. L’amore può realizzarsi solo tra due femmine-femmine, perché tutte le altre categorie sono capaci solo di disprezzare se stesse e le altre.
«Gli uomini si disprezzano e disprezzano tutti quelli, uomini e donne, che li rispettano e gli leccano le scarpe. Le femmine-maschio, quelle che leccano, cercando di continuo l’approvazione e la rassicurazione, si disprezzano e, a loro volta, disprezzano tutte le donne come loro. Le orgogliose, invece, le fantastiche, le femmine del brivido, le femmine-femmine, diciamo, disprezzano uomini e femmine-maschio. Quindi il disprezzo è all’ordine del giorno. L’amore non è dipendenza né sessualità ma amicizia. L’amore non può esistere fra due maschi, tra maschio e femmina o fra due femmine, se uno dei due fa il maschio stronzo, insicuro, e leccaculo. Come è vero del dialogo, l’amore può esistere solo tra due femmine-femmine indipendenti, sicure di sé e gagliarde, dato che l’amicizia si basa sul rispetto, e non sul disprezzo».
Il maschio artista è una contraddizione in termini
Una sezione corposa del manifesto è dedicata all’Arte e agli artisti uomini che, ça va sans dire, non sono veri artisti. In particolare Solanas sembra ridicolizzare l’arte concettuale, oscura, di difficile interpretazione. Solo uno stratagemma per dimostrare una presunta superiorità degli uomini. Dopotutto anche il sistema dell’arte è governato dagli uomini e sono quindi loro a stabilire le regole del gioco. A stabilire cosa è arte e cosa no.
«[Ndr: L’uomo] si convince facilmente che l’oscuro, l’evasivo, l’incomprensibile, l’indiretto, l’ambiguo e il palloso sono una prova di profonda genialità. L’Arte prova che gli uomini sono superiori alle donne, cioè che gli uomini sono donne, visto che viene etichettato come Arte quasi tutto quello che gli uomini hanno creato (come tanto amano ricordarci gli antifemministi). Sappiamo che l’Arte prende la maiuscola perché così ci hanno detto gli “specialisti” maschi, e non possiamo protestare, visto che ci vuole una sensibilità raffinata, di gran lunga superiore alla nostra, per percepire e apprezzare la magnificenza. La prova della sensibilità superiore dei maschi sta nella loro capacità di apprezzare le porcherie che apprezzano».
(…)
«La venerazione dell’Arte e della Cultura annoia a morte molte donne»;
(…)
«L’“artista maschio” è una contraddizione in termini. Un degenerato può solo produrre Arte degenerata. Il vero artista è la femmina sana, sicura di sé; in una società femminile l’unica Arte, l’unica Cultura, sarà quella delle femmine in gamba, libere, scatenate, capaci di godere tra di loro e con tutto l’universo».
La sessualità delle femmine-maschio e delle femmine-femmine
Solanas delinea con precisione le caratteristiche delle femmine-maschio e delle femmine-femmine e le mette a confronto sul piano della sessualità. Le prime, spesso più attraenti, secondo l’autrice, hanno grandi appetiti sessuali che a loro modo cercano di edulcorare (fanno l’amore, non fanno sesso), le seconde, decisamente più cerebrali, non sono soggiogate da bassi istinti e rasentano l’asessualità.
«Le belle donne della nostra “società” sono sempre in calore, bramano. Ma, essendo stupendamente e stupidamente belle, è chiaro che non si abbassano a scopare – sarebbe grossolano –, fanno invece l’“amore”, cioè usano il loro corpo per comunicare e per stabilire rapporti sensuali. Le più letterarie si mettono al diapason pulsionale dell’Eros e si godono l’Armonia Universale. Le religiose entrano in comunione spirituale con la Divina Sensualità. Le mistiche affondano nel Principio Erotico e sposano il Cosmo. Quelle carburate all’acido si sintonizzano sulle loro cellule erotiche».
(…)
«D’altro canto quelle femmine che meno sono compromesse nella Cultura maschile, le meno belle, le sempliciotte un po’ grossolane, quelle per cui scopare non è altro che scopare, quelle troppo infantili per il mondo adulto della periferia, delle cambiali, delle pentole e delle cacche dei neonati; quelle troppo egoiste per allevare bambini e mariti; le selvagge, che se ne fottono di quello che la gente pensa di loro, le arroganti che non rispettano Papà, i Grandi o la profonda saggezza degli Antichi; quelle che si fidano solo dei loro bassi istinti animali, quelle che non fanno differenza tra Cultura e fregnacce, quelle che si divertono solo ad andare a caccia di avventure emozionanti, da batticuore; quelle che fanno scenate disgustose, pestifere, odiose; le cagne scatenate che menano il maschio che le stuzzica proprio sotto il naso e che non esiterebbero a piantargli un coltello nella pancia o a infilzargli un matterello nel buco del culo se fossero sicure poi di cavarsela; quelle che in breve, secondo i criteri della nostra cultura, sono la Feccia, sono SCUM… Eccole, le femmine-femmine piuttosto cerebrali e sull’orlo dell’a-sessualità».
La società degli uomini è destinata a crollare
Dopo aver tratteggiato le caratteristiche delle femmine-femmine, le sole destinatarie di questo manifesto, Solanas deve riconoscere che questa comunità di donne elette non ha ancora preso il sopravvento. Si dice certa, però, che la società edificata dagli uomini è destinata a estinguersi.
«Sbarazzatesi delle convenzioni, della gentilezza, della discrezione, dell’opinione pubblica, della morale e del rispetto per il cazzo, SCUM-la-feccia sta avanzando… sempre sporca, strafottente, stracciona, sta avanzando dappertutto. Quelle di SCUM-la-feccia conoscono tutto il programma, scena per scena, nei minimi particolari: la scena della pompata, quella del pompino, quella della lesbica a vela o a vapore. Hanno conosciuto tutto il fronte del porto, sono passate per ogni buco e per ogni molo; il molo della mignotta, il molo della menata… Quelle di SCUM-la-feccia hanno attraversato un mare di sesso per approdare all’antisesso. Ora vogliono qualcosa di nuovo, vogliono rimettersi in piedi fuori dai buchi dove marcivano, vogliono andarsene, decollare, volare. Ma SCUM-la-feccia non ha ancora il sopravvento, SCUM sta tuttora nelle fogne della nostra “società”. Ma anche se il corso attuale non cambierà, anche se la Bomba non verrà giù, questa “società” creperà di morte naturale».
L’eliminazione dei maschi è un atto legittimo
La donna, in quanto dotata di una coscienza superiore, ha priorità di vita sugli uomini. Sterminare i maschi può portare solo benefici al genere femminile. Ma la donna non ha bisogno di adoperarsi in prima persona per ottenere questo risultato, l’uomo si sta già autoeliminando da sé, con le guerre per esempio, o con l’omosessualità sempre più diffusa.
«Come gli esseri umani hanno priorità di vita sui cani, in virtù della loro alta evoluzione e della coscienza superiore, così le donne hanno priorità di vita sugli uomini. L’eliminazione di ciascun maschio è, quindi, un atto giusto e legittimo, un atto altamente benefico per le donne e anche, in fondo, un atto di pietà. In ogni caso, questa valutazione morale potrebbe rivelarsi puramente accademica, visto che il maschio si sta gradualmente autoeliminando. Oltre a essere sempre impegnato con gli orrori della storia in guerre classiche e in sanguinose lotte razziali, si sta annullando sempre di più nella droga oppure nella frociaggine. La femmina, volente o nolente, finirà per assumersi tutto il carico del mondo, non foss’altro perché non ne potrà fare a meno: perché il maschio scomparirà dalla faccia della terra».
Produzione di bambine in provette
I progressi tecnologici renderanno obsoleta la gestazione. Gli esseri umani, secondo l’autrice, saranno presto prodotti in laboratorio. Verosimilmente, grazie alla genetica, saranno prodotti esclusivamente esemplari femmine, perché si riconoscerà la mascolinità come una deviazione, o una malattia. Nessuno si sognerebbe di produrre esemplari ciechi o deformi, perché allora fabbricare esseri umani tarati sul piano emotivo, vale a dire maschi?
«Cosa accadrà ora che ogni femmina, dai dodici anni in su, prende regolarmente la pillola? Quante donne deliberatamente decideranno di rimanere incinte? No, per piacere, non è vero che le donne amano follemente sentirsi delle giumente, anche se lo afferma la massa delle donne-robot a cui hanno fatto il lavaggio del cervello. Si arriverà a obbligare una certa percentuale delle donne a far da giumente per i bisogni della specie? Ovviamente, non succederà. La risposta è: produzione di bambini in provette. Per quanto riguarda il problema se riprodurre o no i maschi, non è detto che, perché il maschio è sempre esistito, come la malattia, debba continuare a esistere. Quando sarà possibile un controllo genetico – e presto lo sarà – inutile dire che dovremo produrre soltanto esseri completi, senza difetti fisici né deficienze emotive come per esempio la mascolinità. La produzione deliberata di ciechi sarebbe immorale, ma altrettanto sarebbe quella di esseri tarati sul piano emotivo».
SCUM deve agire subito
La Solanas esorta le sue lettrici a non consolarsi con l’idea che l’umanità vedrà, presto o tardi, l’affermarsi della supremazia femminile. Questo è un dato assodato per l’autrice, ma le donne dovrebbero coalizzarsi e anticipare i tempi, portando a compimento i dettami del manifesto SCUM. Tutte insieme, tutte unite, potrebbero sovvertire il sistema in poche settimane.
«Il naturale corso degli eventi e l’evoluzione sociale porteranno probabilmente al controllo totale delle femmine sul mondo, poi alla cessazione della produzione di maschi e, per finire, alla cessazione della produzione di femmine. Ma SCUM-la-feccia è impaziente; SCUM-la-feccia non si consola al pensiero che le generazioni future prospereranno; SCUM vuole vivere bene ora. E se la maggioranza delle femmine fossero SCUM, avrebbero in poche settimane il paese alla loro mercè, rifiutandosi di lavorare, paralizzando la nazione intera. Tra le misure aggiuntive, delle quali ciascuna sarebbe sufficiente a distruggere l’economia e tutto il resto, SCUM suggerisce: dissociarsi dal sistema monetario, smettere di comprare, svaligiare i negozi e basta, rifiutarsi semplicemente di obbedire a leggi assurde. Le forze di polizia, la guardia nazionale, l’esercito, la marina e i corpi speciali messi assieme, non potrebbero soffocare la ribellione di una metà e più della popolazione, soprattutto trattandosi di una popolazione di cui non riescono assolutamente a fare a meno».
I veri avversari sono le femmine-maschio
Nell’individuare il vero avversario delle donne illuminate e libere, ovviamente le femmine-femmine, Solanas non indica gli uomini, che segretamente agognano il dominio delle donne, quanto le femmine-maschio (qui definite figlie-di-Papà) che difendono lo status quo.
«Il maschio infatti, muore dal desiderio di obbedire alla femmina, di sentirsi protetto dalla Mamma, di abbandonarsi alle sue cure. Ma la nostra non può essere chiamata una società sana e la maggior parte delle donne non ha la più pallida idea del suo reale rapporto di forza con l’uomo. Il conflitto, quindi, non è fra maschi e femmine, ma fra SCUM-la-feccia e le figlie-di-Papà. Dunque, da una parte: le femmine dominatrici, sicure, indipendenti, cattive, violente, egoiste, orgogliose, arroganti, in grado di governare l’universo, quelle che ne hanno fatte di cotte e di crude ai margini di questa società; sono le avventurose a gonfie vele, a ruota libera, che ora intendono filare ben oltre quello che la società può offrire loro».
(…)
«Dall’altra parte: le figlie-di-Papà, carucce, passive, che dicono sempre di sì, “colte”, gentili, dignitose, soggiogate, dipendenti, fifone, angosciate, avide di approvazione, quelle che restano a bocca aperta di fronte alle incognite, che preferiscono sguazzare nella merda (almeno è un paesaggio familiare!), che sostengono la civiltà scimmiesca, che sono tranquille soltanto se c’è Papà vicino, o un pezzo d’uomo forzuto che le protegge, o un faccione bello peloso alla Casa Bianca, quelle troppo vigliacche per guardare in faccia la realtà spaventosa che si chiama uomo, che si chiama Papà; quelle che hanno fatto causa comune con i porci e che si sono abituate a questa mangiatoia, quelle che hanno ricevuto un superficiale conforto e non conoscono altro tipo di “vita”, quelle che hanno abbassato i loro pensieri e le loro percezioni al livello maschile; quelle che per mancanza di buonsenso, immaginazione e ironia trovano il loro “valore” solo nella società maschile e un posto alla luce del sole (diciamo pure nella melma) solo in quanto coccolatrici, cura ricostituente per l’Io, sede di riposo e riproduzione; quelle giustamente sconfessate dalle altre femmine; quelle infine che proiettano le loro deficienze, la loro mascolinità, sull’insieme delle femmine e che le vedono come un mucchio di vermi».
La rivoluzione di SCUM non può attendere
Dopo aver analizzato le ragioni che hanno portato alla sottomissione delle donne, Solanas, nella seconda parte del manifesto, propone delle azioni pratiche per favorire la nascita di una società senza uomini. Le Call to Action rivolte all’immaginaria comunità delle donne SCUM sono quasi sempre criminali ed eversive.
Le femmine-femmine non possono perdere tempo a causa delle figlie-di-Papà. Se non è possibile coalizzare tutte le donne, almeno quelle illuminate devono collaborare al sovvertimento del sistema. In fondo, le femmine-femmine sono così in gamba che da sole riuscirebbero a controllare gli Stati Uniti nell’arco di un anno.
«Ma SCUM-la-feccia è troppo impaziente per stare lì ad aspettare lo slavaggio del cervello di milioni di coglione. Perché le femmine fantastiche dovrebbero continuare a trascinarsi dietro queste femmine-maschio? Perché il destino delle leccaculo dovrebbe intrecciarsi con quello delle femmine-femmine? Perché quelle attive e piene d’immaginazione dovrebbero tenere in considerazione le passive, le mediocri? Perché le indipendenti dovrebbero impantanarsi nelle fogne con le schiave che si aggrappano a Papà? Basta una manciata di SCUM per avere il controllo sul paese nel giro di un anno; con l’inculata sistematica del sistema, con la distruzione selettiva della proprietà, con l’assassinio».
Solanas ribadisce più volte questo stesso concetto: «SCUM è impaziente; SCUM non si consola al pensiero che le generazioni future di donne prospereranno; SCUM vuole accaparrarsi una vita emozionante per sé».
Sono da notare gli artifici retorici che adopera. La ripetizione ossessiva della parola SCUM, in accordo con la parola “impaziente”, crea un senso di urgenza e galvanizzano la potenziale lettrice, felice di riconoscersi in questa società eletta. Inoltre, la frase «vita emozionante» gioca in esplicito contrasto con «la noia sconfinata» dell’incipit. Se le femmine-femmine desiderano una vita più piena e appagante devono agire subito.
Gli uomini dell’Ausiliare
L’unica categoria di uomini che la Solanas tollera, e che almeno inizialmente risparmia dallo sterminio, sono i cosiddetti uomini dell’Ausiliare. Tutti coloro che, per varie ragioni, contribuiscono all’eliminazione del genere maschile. Per favorire questa categoria, Solanas immagina dei “Seminari di Merda” in cui i partecipanti sono chiamati a riconoscere le proprie colpe e la propria inferiorità (una formula non così distante dalla White Accountability, imposta da alcune università americane agli studenti di etnia caucasica).
«Gli uomini dell’Ausiliare sono quelli che si applicano con diligenza alla propria eliminazione, uomini che sono nel giusto, qualunque siano le loro motivazioni, uomini che hanno accettato la partita con SCUM».
(…)
«Per aiutare gli uomini in questo sforzo SCUM organizzerà dei Seminari di Merda, dove ogni maschio presente farà un discorso che dovrà cominciare così: “Sono una merda, una merda volgare e abbietta”, proseguendo con la lista completa di tutti i suoi aspetti merdosi. Come ricompensa, alla fine del seminario, lo si lascerà fraternizzare con le donne SCUM che saranno presenti».
Breanne Fahs, la principale biografa di Valerie Solanas, riferisce che l’artista invia una lettera (datata 1967) a Andy Wharol affinché promuova il Manifesto Scum e accetti di diventare un uomo dell’ausiliare.
Vietato confondere i maschi con le femmine-maschio
L’autrice mette in guardia dal porre sullo stesso piano i maschi e le femmine-maschio. Riconosce che molte donne sono asservite a questa società patriarcale e che si sono macchiate di molte colpe nei confronti delle femmine-femmine. Ma ancora una volta la responsabilità è da attribuire agli uomini, che, con la loro influenza negativa, hanno plagiato le-figlie-di-Papà. Quando i maschi saranno eliminati, le femmine potranno riappropriarsi della propria coscienza di genere. Anche le donne peggiori sono recuperabili, gli uomini sono tutti casi disperati.
«È una tentazione molto forte mettere nello stesso sacco le donne “Artiste”, le doppiogiochiste ecc. insieme ai maschi delle stesse categorie, ma sarebbe un po’ imbarazzante perché non resterebbe praticamente nessuno. Tutte le donne hanno, chi più chi meno, qualcosa di marcio dentro, ma è perché hanno trascorso una lunga vita fra gli uomini. Eliminiamo gli uomini, e le donne acquisteranno un volto. Le donne sono recuperabili, gli uomini no, anche quando il loro comportamento sembra esserlo. Quando SCUM farà sentire la strizza a tutti, le donne prenderanno coscienza, di corsa».
SCUM è un’associazione criminale
Se ce ne fosse bisogno, Solanas ribadisce che SCUM non intende riformare il sistema ma cancellarlo, trasgredendo tutte le norme e le leggi che tengono in piedi i governi degli uomini. SCUM è un’associazione criminale.
«SCUM opererà sempre sul piano criminale. Non sarà una semplice disobbedienza civile. Non si tratta di violare apertamente la legge per andare in prigione e attirare l’attenzione sull’ingiustizia; questa tattica va nel senso del sistema e non serve che a modificarlo leggermente, a cambiare certe leggi precise. SCUM-la-feccia si erge contro l’intero sistema, contro il principio stesso delle leggi e del governo».
Qui risulta esplicito il riferimento ai movimenti per i diritti civili e no-war dell’epoca, che a suo avviso non sono un modello da seguire. Solanas vuole dissuadere le donne dalle pratiche pacifiche, al contrario, dovrebbero scegliere quelle più violente ed efficaci.
Dopo aver stimolato l’indignazione e il risentimento delle lettrici, l’autrice del manifesto esorta le donne a superare l’autocommiserazione e ad assumersi i rischi e le responsabilità di scelte radicali. La promozione del crimine come solo metodo per avere un impatto sulla società è un modo per rivolgersi esclusivamente al suo target di riferimento, donne pronte a tutto, non condizionate dalla morale dominante, le uniche che possono ambire a diventare membri effettivi di SCUM. Tutte le altre possono anche scandalizzarsi o considerarla una pazza, non sono ancora pronte a essere femmine-femmine.
La schiavitu degli uomini
Prima di essere eliminati gli uomini dovranno essere soggiogati dalle donne, dovranno servirle e riverirle, così da rovesciare la situazione attuale.
«Prima di essere rimpiazzati dalle macchine, i maschi dovranno rendersi utili alle donne: servirle,
soddisfare i loro minimi capricci, obbedire a tutti i loro ordini, essere totalmente sottomessi ed esistere solo per la loro volontà; questo per capovolgere la situazione attuale, completamente degenerata e distorta, in cui gli uomini non solo esistono e ingombrano il mondo con la loro ignominiosa presenza, ma si fanno anche leccare i piedi e il culo dalla massa delle donne inginocchiate in adorazione dell’Agnello d’Oro, e fanno anche i padroni, portati al guinzaglio dal loro cane, mentre la sola posizione accettabile per l’uomo, la meno miserabile, è (a parte quella di fare marchette) quella di prostrarsi ai piedi della donna, come suo schiavo».
Uomini ragionevoli e uomini irragionevoli
La Solanas conclude il manifesto SCUM, rimarcando la differenza tra gli uomini ragionevoli e gli uomini irragionevoli. I primi accetteranno il loro destino finale, perché prenderanno coscienza di essere vermi non meritevoli di vivere, i secondi cercheranno di ribellarsi alle femmine di SCUM, ma sono egualmente destinati a soccombere.
«Gli uomini ragionevoli desiderano farsi calpestare, schiacciare, torchiare e triturare, farsi trattare da vermi (perché tali sozzerie sono) e hanno bisogno di vedere confermata la loro ignominia. Gli uomini irragionevoli, malati, quelli che cercano di difendersi dalla loro ignominia, vedendo SCUM-la-feccia rotolargli addosso, si aggrapperanno terrorizzati alla Grande Mamma con le Grandi Tette di gommapiuma; ma le Grandi Tette non li salveranno da SCUM-la-feccia. La Grande Mamma si aggrapperà a Papà che starà lì in un angolo a cagarsi nelle sue mutande di Superman. Gli uomini ragionevoli, invece, non scalceranno, non si dibatteranno, non faranno storie, ma siederanno col cuore in pace, approfitteranno dello spettacolo e si abbandoneranno alla deriva verso il loro destino finale».
Conclusione
Valerie Solanas è un simbolo del femminismo radicale e, a suo modo, ha dato un contributo alla seconda ondata femminista degli anni ’70. Eppure lei non si è mai considerata una militante, ma un’artista.
Non ha sparato a Warhol con l’idea di dare pubblicità al suo manifesto, voleva solo vendicare un presunto torto subito. La Solanas era convinta che il fondatore della Factory volesse rubarle la sua commedia Up Your Ass (in culo a te).
Una vita da eremita, preda di una rabbia solitaria, inseparabile che la seguiva in tutte le stamberghe dove trovava rifugio, questo il prezzo pagato dall’artista. Il cui pensiero e comportamento è incompatibile con la collettività del femminismo, nonostante le molte convergenze sul piano ideologico. Va comunque notato che altri esempi di manifesti femministi dello stesso tenore, come: Politics of the Ego: A Manifesto delle New York Radical Feminists, Redstockings Manifesto e Sexual Politics: A Manifesto for Revolution di Kate Millet sono il prodotto di collettivi, Valerie ha fatto tutto da sola.
Nell’introduzione di Up Your Ass, Valerie Solanas ha scritto: «Dedico questa commedia a ME, fonte continua di forza e guida, e senza la cui incrollabile lealtà, devozione e fede questa commedia non sarebbe mai stata scritta».
L’appello a sterminare gli uomini è fondamentale per comprendere la visione utopica di Solanas, che non mirava a raggiungere obiettivi concreti e non accettava di scendere a compromessi di alcun genere. In questo senso il suo Manifesto sembra appartenere più alla letteratura dei movimenti artistici avanguardisti che dei movimenti politici. Ed è probabilmente con questa chiave di lettura che dovremmo leggere oggi SCUM.
SCUM Manifesto non è solo un’invettiva contro gli uomini. È anche un’analisi lucida e spietata della condizione femminile, un grido di dolore di una donna che ha subito abusi e discriminazioni. Solanas denuncia la violenza fisica e psicologica subita dalle donne, l’esclusione dai posti di potere, la mercificazione del corpo femminile nei media e nella società.