Festival ExPolis / Teatro della Contraddizione / Intervista

Festival ExPolis 24 / Art Space / Milano / Il 15, il 21 e il 25 settembre 2024 il Festival ExPolis attraversa alcuni quartieri di Milano: via Padova, Martesana, Porta Romana, Calvairate. Si tratta di un festival itinerante che il Teatro della Contraddizione (Vai QUI per l’approfondimento sulla compagnia) promuove dal 2011. Dalla prima edizione il festival ha sviluppato e plasmato una nuova forma di rapporto con la città, in grado di abitarla, di prenderne possesso e di ri-disegnarne il tessuto, grazie al potere di uno sguardo inedito e periferico: ExPolis, appunto.

Piatto forte dell’iniziativa sono le cosiddette Camminate Alchemiche, itinerari da percorrere in compagnia, come una comunità viaggiante di spettatori e artisti. «Un dispositivo imprevedibile, multilinguistico e situazionista che si avvale di qualsiasi disciplina per esplorare l’anima individuale, sociale e politica della città». Il pubblico potrà assistere, fuori dai luoghi ufficiali dell’arte, nel bel mezzo di strade, vicoli, sottoscale, botteghe, giardini…alle azioni di numerosi performer. I camminanti si trovano nel mezzo di qualcosa di simile a un laboratorio alchemico: teatro, danza, installazioni, concerti compongono un variegato ensemble  di linguaggi, imbastiti  in dialogo con contesti urbani insoliti.

L’imprevedibilità è il filo conduttore del festival. Gli artisti, come il pubblico, sono immersi nella città, nel suo traffico strombazzante, nel fervore di pendolari in perenne ritardo, di scolari con i trolley, di giovani manager e habitué dei bar alle prese con spritz e moscow mule. Tutti, spettatori e artisti, sono in una connessione mutevole col contesto urbano: interagiscono e dialogano con quanto li circonda, accettando gli inevitabili fuori programma. Il pubblico, interrogandosi su «cosa si vede o su cosa si vuole vedere», sarà messo in condizione di non distinguere tra realtà e finzione. La performance, non confinata in uno spazio scenico, indurrà gli artisti a mutare e a ridefinirsi nel «contatto vivo e dinamico con il territorio e con la vita che arriva in modo imprevedibile».     

Tutte le giornate hanno una loro declinazione tematica. Il 15 settembre l’ode Alla vita invisibile, il 21 Alla vita desiderata e il 25 Alla vita imperfetta.  Le comunità itineranti sono chiamate a esplorare queste diverse prospettive. ExPolis «offre un diverso modo di guardare e abitare la città che apre visioni inedite, pratiche di socialità e di ospitalità reciproca e crea un senso di comunità e di complicità in chi partecipa».

Nello spazio di Via Privata della Braida, i lavori sono in fermento per la seconda giornata del Festival. Nel mezzo del foyer campeggia una lavagna dove sono annotati i danzatori, i cantanti, gli  attori, i musicisti, gli interpreti coinvolti nel Festival, una fitta griglia di nomi che invade l’intera superficie di ardesia. E innumerevoli sono anche le performance da incasellare nella rigorosa partitura.

Tra due giorni, sabato 21 settembre, si potrà prendere parte Alla vita desiderata. Non sarà solo un’occasione per scoprire le sonorità dei berlinesi Malina Malina, ma una serata dedicata all’esplorazione dei desideri. 

Dalla camminata prologo fino all’ingresso in teatro, artisti e spettatori si uniranno per convertire qualsiasi convenzione all’insegna del «potrebbe succedere che». Realtà e visioni si mescoleranno creando potenzialmente situazioni inusuali, ove i desideri del pubblico sono evocati nella danza, nell’arte figurativa, nel movimento espressivo. In questo modo il Teatro si farà luogo di una comunità desiderante, contaminata dai linguaggi dell’arte e suggestionata dalla musica dei Malina Malina, cuore della serata. 

Per questa intervista, la squadra operativa di TdC al completo, Micaela Brignone, Sabrina Faroldi, Marco Maria Linzi, e Arianna Granello si concedono una pausa dal mastodontico lavoro di cesello che li tiene impegnati da mesi.

Expolis / Teatro della Contraddizione
Expolis / Teatro della Contraddizione

       

Cosa vi ha spinto a uscire dal teatro e a esplodere nella città con il festival ExPolis?

Il rischio e la contraddizione sono alla base della nostra ricerca artistica, e il Festival ExPolis rappresenta il laboratorio ideale per sperimentare identità, discipline e linguaggi artistici diversi fuori dai confini dello spazio teatrale.

L’imprevedibilità del contesto urbano è espressione di vitalità, di accensione costante nei confronti di ciò che ti circonda, irrompe inevitabilmente nell’atto artistico.

ExPolis incarna il desiderio di rompere con le quattro pareti e con le gerarchie del teatro: gli artisti scendono dal piedistallo e si mescolano al pubblico in una relazione paritaria.

Quali obiettivi vi prefiggete con ExPolis?

Avvicinare nuovo pubblico all’arte e avvicinarci come artisti alle necessità del pubblico contemporaneo trovando un equilibrio tra le sue “richieste” e le nostre urgenze.

Lo strumento è la relazione attiva in un contesto reale: spogliato della scatola teatrale il rapporto tra artista e spettatore è immediato e un linguaggio più complesso e non realistico, viene percepito in modo diverso, più vicino appunto. Usciamo dal teatro per portare le persone a teatro.

Il nostro è anche un atto di restituzione alla città: oltre al pubblico che prenota per seguire la camminata, c’è il pubblico estemporaneo della gente del quartiere, di chi passa di lì o della comunità appartenente al luogo specifico che stiamo attraversando.

Sono numerose le iniziative che adoperano spazi extra teatrali e non convenzionali per mettere in scena spettacoli e performance. Una caratteristica che distingue ExPolis, però, consiste proprio in questo itinerario da percorrere insieme.  Possiamo affermare che il fulcro del Festival sia la Camminata Alchemica.

Quando abbiamo iniziato noi, tredici anni fa, eravamo nella preistoria di questo genere di iniziative legate all’attraversamento della città. La Camminata Alchemica resta un’esperienza unica perché azioni semplici come camminare, guardare e stare insieme assumomo un altro significato attraverso la re-immaginazione della realtà, ed è il teatro di ricerca ad abitare i quartieri, fuori dal suo habitat usuale. L’artista espone la sua vulnerabilità, è nudo in mezzo alla città, esposto agli sguardi e disponibile alla relazione. Nella camminata alchemica, per la sua natura imprevedibile, accadono cose non replicabili, al contrario di ciò che può accadere in un teatro.

Expolis / Teatro della Contraddizione / ph. Daniela Franco
Expolis / Teatro della Contraddizione / Maria Carpaneto / ph. Daniela Franco
E perché determinate la qualità di questa Camminata con l’aggettivo “alchemica”?

L’alchimia è data dalla varietà dei linguaggi che sono attraversati dalla camminata: la danza, la sociologia, la performance, il teatro puro. La qualità della trasformazione alchemica dipende da tutti questi intrecci, capaci di generare qualcosa che ancora non è visibile, ma esiste in potenza.

Il meno visibile dei processi alchemici è la trasformazione dello spettatore. La metamorfosi avviene attraverso la condizione di instabilità che è parte fondamentale della natura della camminata, lo spettatore è indotto a interrogarsi costantemente su ciò che lo circonda. È un movimento interno che a furia di attese, di sorprese, conduce il pubblico all’artista e l’artista al pubblico. Lo spettatore è così costantemente acceso, aperto, disponibile e elettrizzato da ciò che accade, in attesa di ciò che potrebbe succedere, pronto a sorprendersi. Questo processo favorisce la trasformazione alchemica di cui parlavamo. Si parte come estranei e si diventa gruppo.

Queste camminate in che modo hanno cambiato la vostra prospettiva su Milano?

Per realizzare questo Festival è stato fondamentale cambiare prospettiva sulla città. Conoscerne ogni angolo, ogni contesto, ogni esercizio commerciale, ogni attività culturale. Vivere quei luoghi come fossero il nostro quartiere. Ci siamo fermati a parlare con la gente al bar, abbiamo ascoltato le chiacchiere dell’edicolante. Per prima cosa siamo noi a cambiare. Apriamo gli occhi, li alziamo, li abbassiamo: un’esplorazione preliminare che riportiamo agli artisti. Cerchiamo di metterli nelle condizioni di valorizzare il loro lavoro, sempre scontrandosi con la realtà.

E al termine di questo processo il pubblico in che stadio si trova? Nigredo, albedo, citrinitas o rubedo? Intendo dire qual è il risultato di questa trasformazione?

Sicuramente uno stadio di disarmo. Le dinamiche che si innescano nel passaggio da ciò che è riconoscibile, familiare a ciò che è inaspettato, predispongono i partecipanti ad esporsi, abbassare le barriere nei confronti dell’altro. Sono passati dalla sorpresa alla scoperta, alla stanchezza del camminare, e hanno sviluppato un senso di comunità e complicità tra loro.

Hanno partecipato alle azioni proposte dai performer con una visione attiva fisicamente. È un’esperienza che a teatro non esiste. Seduti in una sala a guardare degli attori non sarebbero stati altrettanto ricettivi.

ExPolis vanta la partecipazione di un nutrito gruppo di band musicali, danzatori, compagnie teatrali, performer eccetera. Come vi spiegate tutte queste adesioni? Perché per gli artisti la vostra proposta è così seducente?  

Non per un profitto economico, ma artistico. Gli artisti partecipano perché hanno un grado di libertà e di possibilità di sperimentazione che altrove non troverebbero. Durante ExPolis possono spingersi oltre, possono mettere in pratica quella idea che ronza nelle loro teste da tempo. Possono giocare insieme al pubblico, trascinarlo dentro il loro mondo, senza deragliare nell’animazione o nell’intrattenimento.

Il programma è corposo, ma potete darci qualche anticipazione su cosa ci aspetta per questa edizione?

Torneranno alcuni artisti di casa, ormai icone del Festival ExPolis. Ad esempio, Francesco Manenti, uno straordinario danzatore con una spiccata preferenza per le situazioni più folli ed estreme. Ricordo quando si esibì al parco Lambro. Un albero era caduto sul fiume formando una sorta di ponte tra la sponda e un’isoletta. Francesco eseguì parte della performance proprio sopra quell’albero e il pubblico osservava ammutolito le sue evoluzioni pericolosissime ma di grande effetto (Ndr, la foto della copertina ritrae la performance di Francesco Manenti).

Un’altra presenza fissa del festival è Giselda Ranieri, anche lei danzatrice, interprete della compagnia ALDES di Roberto Castello, che fa spettacoli in tutto il mondo. È una delle artiste più eclettiche, più disponibili. Le prime volte eravamo noi a proporre timidamente: ma se ti mettessimo qui a fare questa cosa? Adesso, in quest’ultima edizione, è stata lei a chiedere per sé le situazioni più difficili, strane e imprevedibili. Ha danzato in una rotatoria circondata dalle macchine, in un campo da calcio, sulle macerie della metropolitana, in un ring di pugilato, in un campo di bocce, dietro un recinto di filo spinato, su un tetto. Francesco e Giselda sono le persone che troverai nei posti più impensabili. Sanno mettersi in dialogo con lo spazio che li circonda e valorizzarlo.

Sul fronte musicale ci sono, tra gli altri, i Bluklein: fanno un jazz contemporaneo a tratti quasi pop. Al talento tecnico affiancano un gusto per la mise en scène trasgressiva, per non dire imbarazzante. Per esempio hanno suonato sulla Darsena vestiti da sub; si sono fatti dirigere dal pubblico con una bacchetta da direttore di orchestra e hanno indossato orrendi costumi da orsi in piena estate.

Anche la compagnia Phoebe Zeitgeist, pur abitando la scena contemporanea, si è messa in gioco in maniera selvaggia, abitando il festival in tante situazioni diverse, sempre interessanti e poetiche. La  poesia di questi artisti è una poesia di rottura, una poesia contro-culturale.

Da Berlino arriva poi il trip hop dei Malina Malina: la loro esibizione farà parte di un evento folle e speciale, il 21 settembre Alla Vita Desiderata. Cercheremo di creare una comunità desiderante dentro la Contraddizione, all’insegna del “potrebbe succedere che…”. Realtà e visioni si confonderanno dentro situazioni inusuali, dove i desideri del pubblico saranno evocati nella danza, nell’arte figurativa, nel movimento espressivo.

La prima edizione del Festival risale al 2011. Cosa è cambiato negli anni?

Il nome che abbiamo scelto, ExPolis, mette in guardia dal rischio di perdere la polis, vale a dire la comunità. Il primo ExPolis assomiglia molto poco all’ExPolis odierno. Intendiamoci, nemmeno all’inizio mancava lo stimolo alla sperimentazione, ma il vero motore era la reazione alle politiche legate all’Expo. Inizialmente era una provocazione indirizzata alla cultura messa in vetrina, ridotta a essere solo merce da banco. Il nostro era semplicemente un modo di affermare che la città è questa che attraversiamo. Se vuoi organizzare un’esposizione, questa deve abbracciare tutta Milano.

In seguito, con gli anni, ci siamo  trasformati. In principio molte iniziative erano azioni politiche, tavole rotonde, discussioni condotte col supporto di alcuni studiosi: per lo più ci facevamo delle domande. In seguito, abbiamo cercato di trovare le nostre risposte: perché ci sia una comunità, una polis, bisogna sperimentare nuovi modi di stare in relazione e di condividere. Per prima cosa abbiamo deciso di abitare tutte le periferie di Milano.

Expolis / Teatro della Contraddizione
Expolis / Teatro della Contraddizione
ExPolis è un Festival, a giudicare dal numero di artisti coinvolti,  produttivamente molto oneroso, quasi insostenibile. Come riuscite a sostenere i suoi costi?

È un progetto del tutto anti economico che, quando è partito, era sulle nostre spalle, negli anni abbiamo ricevuto un sostegno dal Comune.

Oggi ExPolis riceve il contributo del Comune di Milano nell’ambito di Milano è Viva, un progetto  con l’intento di diffondere lo spettacolo dal vivo nel contesto cittadino, soprattutto nelle periferie, e di favorire l’inclusione sociale.

Ottenere questo sostegno non è stato facile: per la prima edizione di Milano è Viva nel 2022 abbiamo vinto il bando, ma non siamo stati finanziati perché i fondi erano esauriti.

Ci siamo rivolti alla nostra comunità di artisti e agli spettatori del Festival, che hanno raccontato l’importanza della nostra iniziativa all’assessore. Gli uffici di Piazza Duomo sono stati invasi da queste missive. Alcuni testi ci hanno commosso, nessuna parola per presentare oggi il Festival eguaglia quelle scritte dal nostro pubblico in quella occasione. * (in coda a questo articolo puoi trovare alcuni estratti delle lettere)

Veniamo adesso all’impalcatura del Festival. Ogni artista propone tre azioni, due performance di due o tre minuti che avete soprannominato “germi”, e un “atto identitario”. Per quale ragione avete scelto questa impostazione?  

Le azioni costruiscono una progressione comune, un movimento di gruppo.

I tre atti di ogni compagnia non sono mai uno di seguito all’altro, sono apparizioni lungo il percorso che ci consentono di costruire con efficacia l’intero arco emotivo della camminata. È una rigorosa partitura che ci permette di creare una scultura in corsa, di determinare un “flow” musicale.

E come stabilite dove ambientare le diverse azioni?

Chiediamo agli artisti di proporci una suggestione rispetto a dove immaginano le loro azioni; in particolare di definire l’atmosfera, il grado di protezione, l’umore di cui hanno bisogno. Poi sta a noi interpretare queste richieste e scegliere i luoghi.

ExPolis cerca di rispondere alla necessità di trovare sinergie tra realtà diverse, in un contesto in cui non è facile avviare collaborazioni e fare rete

Le camminate sono l’occasione per favorire nuove sinergie artistiche. 20 artisti e compagnie con linguaggi differenti hanno modo di incontrarsi e collaborare allo stesso progetto artistico.

Oltre a coinvolgere gli artisti che sono passati dal Teatro della Contraddizione, a ogni edizione facciamo un bando aperto a tutte le compagnie. A chi partecipa chiediamo solo di sottoscrivere i valori fondanti del festival: la relazione, l’instabilità e l’esposizione.

Anche il lavoro con i luoghi e le associazioni che attraversiamo è prezioso: nel tempo abbiamo avviato pratiche di socialità e di ospitalità reciproca che continuano ancora oggi.

Cosa pensate della scena teatrale Milanese, avete un dialogo aperto con le altre realtà?

Abbiamo collaborato con l’Elfo, e con Linguaggi Creativi. Lo scorso autunno abbiamo ottenuto la prima coproduzione esterna, grazie ad Antonio Syxty del Teatro Litta e al LAC di Lugano, che hanno sempre manifestato grande apprezzamento per il nostro lavoro. Però, salvo questa eccezione, si fa fatica a Milano a creare relazioni.

Siamo sempre curiosi, attenti, ma fuori da tutte le logiche di mercato.

Cosa pensate delle realtà del sottosuolo? Dell’underground? Del teatro off? Chiamiamole come vogliamo, resta difficile trovare delle sinergie?

Purtroppo sì, ma credo che il sistema, per come è stato pensato, abbia portato a questa esacerbazione di chiusura. Investire il proprio tempo per entrare in relazione con qualcun altro, facendolo entrare nella propria realtà, non è per niente scontato, a fronte delle mille incombenze burocratiche. Noi ci proviamo, e non sempre ci riusciamo.

Il problema è che per mantenere i finanziamenti devi dedicare il tuo tempo alla burocrazia e rispondere a una domanda di quantità e non di qualità. Il sistema è complesso e disequilibrato e se sei una piccola realtà gran parte del tempo lo investi per sopravvivere.

ExPolis, in fondo, è una reazione alla chiusura che avete descritto. Cercate di attivare collaborazioni con decine di artisti.

Questa è la Milano degli eventi e delle cose che si montano e si smontano il giorno dopo. Dove spendi centinaia di migliaia di euro per una visibilità che dura poche ore, non è una città dove si mettono radici. Con ExPolis vogliamo cambiare paradigma. Vogliamo piantare un seme. Ma è durissima e le nostre forze sono limitate.

In contesti diversi da quello italiano, la dimensione di ricerca laboratoriale è riconosciuta. All’estero si ha più consapevolezza di questa parte del lavoro dell’artista, qui no. Qui l’artista è il saltimbanco che va in scena quel giorno; la sua preparazione non importa a nessuno. Noi quest’anno facciamo la nostra parte con ExPolis. È difficile dire se il prossimo anno lo faremo ancora, perché significa impegnare la nostra vita per tre mesi. Per noi è un atto vitale, ci consente di creare insieme a una cinquantina di artisti, di accogliere performer che non potremmo ospitare durante la stagione. Credo che ognuno di noi debba prendere una vanga e scavare delle trincee per resistere allo stato delle cose.

Expolis / Teatro della Contraddizione / Ligabue
Expolis / Teatro della Contraddizione / Stefano Slocovich
FESTIVAL EXPOLIS. Le camminate alchemiche

Regia di Marco Maria Linzi

Con Compagnia Phoebe Zeitgeist, Francesco Manenti, Maria Carpaneto, Alice Conti, Azul Teatro, Elisa Sbaragli, Giselda Ranieri, Paolo Faroni, Collettivo L’Amalgama, Camilla Barbarito e Fabio Marconi, gruppo musicale Malina Malina, Massimo Airoldi, Compagnia Teatro della Contraddizione, gruppo musicale Bluklein, Francesco Vittorio Grigolo, Sofia Weck, Jaba lo Sciallo, Sara di Matteo, Compagnia A.D.D.A., Michela Priuli, Giulia Gaudenzi, Icdun Teatro, Mālāmundi Teatri, Contamina APS, Leonardo Gaipa, Amico/Lorusso-Teatro Erbamil, Fuori Circuito, Chiara Marini Ferretti e Giulia Zini, Trysha, Scimmie Nude

Si ringrazia Sant’Ambroeus Fc, Circolo Famigliare Romeo Cerizza, Casa della Carità, Cortili Solidali MM Palmanova, Associazione culturale Penelope, Orti di via Padova, Parco Trotter, Anfiteatro di via Russo, Ligera, Parco Villa Finzi, Centro sportivo Cameroni, Label Srl, Don’t Tell Mama, I.C.Cappelli Casa del Sole, Cascina Cuccagna, Ex Macello, A.S.D. Calvairate, Ortomercato – padiglioni SOGEMI, strade, piazze, giardini, negozi

Col sostegno di Milano è Viva, Comune di Milano

Progetto vincitore del bando Milano è Viva

Info e prenotazioni

Ingresso €15

Prenotazione consigliata, i posti sono limitati
t. 02/5462155
e. prenotazioni@teatrodellacontraddizione.it


*

#milanoèvivamavoinonlaconoscete

Estratti dalle lettere inviate all’assessore della cultura di Milano per il mancato finanziamento di ExPolis

Stefania Apuzzo

Il Festival Expolis dà a Milano un’aria da capitale Europea, dove cammini e trovi l’arte bella per strada. Trovi i segni di una cultura secolare come la nostra nei gesti dei teatranti.

Collettivo L’Amalgama

Il Teatro della Contraddizione è una delle pochissime realtà milanesi che fa davvero un lavoro di comunità e che programma e sostiene realmente i gruppi artistici indipendenti e oltretutto lo fa guardando alla specificità delle identità e delle proposte, senza discriminazioni: ha dato a noi, giovane compagnia under35, le stesse occasioni e la stessa visibilità garantite a colleghi ben più versati. Il Festival ExPolis poi è stato ed è una vera e propria festa artistica di strada, in cui coinvolgere cittadini, spettatori e luoghi in un modo scanzonato, poetico e sorprendente che solo un’idea progettuale forte può offrire. La nostra avventura artistica di giovane compagnia indipendente è iniziata anche da lì, dal Festival ExPolis 2018, che ha scommesso su di noi e sullanostra visione.

Arianna Granello

Il festival Expolis è un invito a fare della propria sorpresa una caccia, a cogliere nella città gli spiragli di tanti sogni sepolti dalla quotidianità urbana. Come spettatrice ho accolto l’invito e mi sono ritrovata in via Padova a cantare O mia bella Madunnina, assieme a un gruppo di ragazzi che curiosi hanno seguito il gruppo di “spettatori” e si sono aggiunti, sono entrata per la prima volta in una palestra di boxe popolare dietro casa, ho mangiato il risotto coi miei amici sulle note del cantautorato milanese nella bocciofila che è poi diventata un luogo del cuore. Ho recitato una poesia assieme a una bimba del centro di accoglienza, e abbiamo provato entusiasmo e paura insieme. Molti posti che prima ignoravo li ho conosciuti grazie a ExPolis, e li ho calcati spesso, più avanti, percorrendoli come i luoghi che più amo della città. Erano per me stati toccati da quell’indelebile teatrale che li aveva resi luoghi del ricordo animato – pronto a farsi di nuovo. Expolis è ciò che succede ai margini quando si fanno corridoi poetici e raccolgono il residuo pregnante della città viva. Non concedersi questa utopia significa farsi mangiare ancora di più l’anima.

Rosario Palazzolo

Il Teatro della Contraddizione è una casa per gli artisti, e una casa per gli spettatori. Una casa esondata, che ogni volta ti lascia addosso pezzi non tuoi. Arredamenti che sono stati, miscellanea architettata. Come Expolis, che raccoglie pensieri e li attua, e nel mentre che lo fa quei pensieri cambiano rotta, odore, intensità. Divergono, perché in osmosi con ciò che la città ha da offrire. La città e i cittadini. Se io sono vivo, in definitiva, come artista, è merito di idee così. Idee che esistono davvero, e che hanno una croce addosso: essere utili a qualcuno, fregandosene del concetto di utilità. Perché optano per un mondo mancato, pluridimensionale, asintattico, e fuori rotta. Io voglio Expolis, e lo volete anche voi, prima o poi vi sarà chiaro.

Caterina Orsenigo

Mi ricordo biciclettate lungo la Vettabbia e fino a Chiaravalle (ben prima che ci fossero CasciNet, Longoni, TerzoPaesaggio) e passeggiate a piedi fra le vie di Milano interrotte all’improvviso da performance di attori e danzatori, a volte da guardare in silenzio, altre volte in cui essere coinvolti.

Silvia Camellini

Il festival ExPolis è stato un’esperienza visionaria, coraggiosa e  poetica. Ho potuto vedere artisti e artiste italiani e internazionali mettersi in gioco, scendere dal palcoscenico, percorrere le strade, i parchi, gli angoli nascosti della nostra città, dialogare con gli spettatori, guardarli negli occhi e farsi guardare. Avete mai visto un attore recitare in un negozio di barbieri? Un danzatore danzare tra le macerie? Mentre fuori la vita prosegue, le strade sono piene e gli artisti rischiano gli sguardi della gente di passaggio … Ho potuto scoprire il Giambellino, Ortica, Quartiere Adriano, Parco Lambro, Parco Forlanini, la vecchia Porta Romana e molti altri luoghi … Ho potuto percorrerli a piedi, conoscere la loro storia passata, la loro storia presente, le realtà, le persone, le associazioni che ne fanno parte. Ho potuto guardare questi luoghi non di fretta o di passaggio, ma con sguardo aperto, attento e meravigliato. ExPolis è stato un tesoro, una magia.

Milena Grigolo
Era il mio personale rito annuale da quando sono arrivata a Milano. Mi ha fatto conoscere piazze, lavatoi, case cultura, bar, chioschi, viuzze e campi che mai mi sarei immaginata di poter trovare in questa città. Ho trovato, fin dal mio arrivo, la Milano più autentica, quella che mi ha fatto appassionare dell’animo umano.
Giulio Pagano

Il festival ExPolis non è solo un festival. E’ una festa. E’ una festa che sfida i limiti della creatività. È una festa che confonde i ruoli di chi ne prende parte. ExPolis ti sorprende a ogni angolo, si fa beffa delle tue aspettative e delle tue paure. Quando c’è ExPolis, non si è più solo attori e spettatori. E così, ExPolis ti mette in gioco e ti fa venire voglia di giocare. Toglie un filtro al modo in cui ti relazioni con gli altri e al modo in cui vivi gli spazi che cammini tutti i giorni e quelli mai camminati. ExPolis è un teatro ambulante che fa battere il cuore, fa scintillare gli occhi, e affatica le gambe. ExPolis è una via, un negozio, un appartamento, un vagone della metropolitana. ExPolis è un giardino. ExPolis non esiste finché qualcuno non ti dice di percorrerlo, visitarlo, attraversarlo. E per me che l’ho attraversato e visitato, esiste eccome. Io ho aperto la mia casa ad ExPolis, e in particolare il cortile interno del mio palazzo. Un luogo che prima era rimasto nascosto agli occhi del mondo, è diventato palco teatrale nel corso di una notte magica.   ExPolis dà voce a desideri nuovi, creativi e travolgenti. Il Teatro della Contraddizione ha sempre
cercato di realizzarli.

Simon Gusman
Simon Gusman
Viaggiatore compulsivo. Per molti anni ha vissuto in Chiapas dove ha conosciuto il Subcomandante Marcos. Al momento vive a Granada.

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