Family Game di Mimosa Campironi / Arti Performative / Teatro / Con questo articolo vogliamo dare rilievo a un evento di grande significato allestito presso gli IULM Studios di Milano e indirizzato a rendere l’esperienza teatrale accessibile a fasce che per lo più ne sono state escluse. Grazie all’inventiva sinergica di ricercatori e artisti e al ricorso alle tecnologie più recenti, lo spettacolo teatrale Family Game (scritto e diretto da Mimosa Campironi, 2020) è ora fruibile per un pubblico misto di normo e non udenti. Questo obiettivo è stato reso possibile da nuove tecniche di sopratitolazione accessibile per sordi che rappresentano un unicum nel campo della ricerca di settore. Il connubio tra sperimentazione e creazione artistica indica una strada da percorrere ancora per altri esperimenti ispirati all’inclusione e all’ampliamento delle possibilità sia creative sia tecnico scentifiche. Per queste ragioni siamo lieti di proporre ai nostri lettori questo contributo di Donatella Codonesu.
Family Game / Tra i primi spettacoli in Italia a integrare la realtà virtuale nell’esperienza teatrale
A partire da Family Game, uno spettacolo all’avanguardia, fra i primi in Italia a integrare la realtà virtuale nell’esperienza teatrale, un affiatato gruppo di artisti e ricercatori universitari lancia una sfida complessa che ha lo scopo di permettere a persone affette da sordità la fruizione di una pièce multimediale. Un evento che apre nuove strade di riflessione sulla relazione privilegiata fra teatro e accessibilità.
Family Game è un’opera artistica ibrida che utilizza la tecnologia a servizio di specifiche esigenze narrative. Ibrida perché prevede una prima parte fruibile indossando un visore VR e una conclusione dal vivo, secondo i canoni del rito teatrale. È in quel momento che il teatro torna alla sua essenza, con l’entrata in scena di un attore in carne e ossa che riconduce lo spettatore alla realtà “vera” della finzione scenica.
La pièce del 2020, originariamente destinata solo a normo udenti, è stata scritta e diretta da Mimosa Campironi (@mimosacampironi), interpretata da Alessandro Averone (@alessandroaverone), prodotta dal Teatro Metastasio di Prato e da 369gradi. Family Game, anche per l’estensivo uso della tecnologia, era l’opera più idonea per sperimentare modalità di fruizione più inclusiva. Dalla sinergia tra artisti e università, lo scorso 13 novembre 2024 presso gli IULM Studios di Milano, ha così preso vita un evento assolutamente inedito, frutto di un innovativo progetto di ricerca, che consisteva nell’allestimento di due repliche per un pubblico misto di persone normo udenti e affette da sordità. L’esperimento è stato realizzato da IULM International Center for Research on Collaborative Translation e IULM Euresis, in collaborazione con KIT Italia e con la partecipazione dell’Istituto dei sordi di Torino e della Fondazione Gualandi a favore dei sordi.
Una sfida su più fronti
Quella di Family Game è una sfida su più fronti: nel 2020, viene immaginato come primo spettacolo teatrale in Italia che utilizzi la realtà virtuale secondo una logica scenica, all’apparenza un ossimoro, data la natura del teatro, imprescindibile da un hic et nunc che lo definisce come fisico ed effimero. Eppure, come si diceva, la logica dell’operazione è ostinatamente teatrale: «L’idea è quella di trasformare la realtà virtuale immersiva in drammaturgia teatrale secondo l’unità temporale, spaziale e performativa» spiega Mimosa Campironi, «utilizzando la tecnologia come amplificatore del concetto pirandelliano di identità frammentata tra maschera e individuo, fino a confondere immaginario e realtà».
I contenuti VR sono girati sul palco del Teatro Metastasio di Prato, con un attore che recita “come in scena”, vale a dire in piano sequenza, senza avvalersi di secondi tentativi, tagli o cambi di inquadrature. Soprattutto è la fruizione a essere teatrale, in quanto il pubblico è accolto in una sala per condividere l’esperienza che si svolge per tutti simultaneamente e culmina nella scena finale, quando la tecnologia lascia il palco alla rappresentazione dal vivo.
Il teatro è tra le forme d’arte più rilevante rispetto al tema dell’accessibilità
Un aspetto, quello della condivisione esperienziale ed emotiva, che rende il teatro una forma d’arte particolarmente rilevante e preziosa rispetto al tema dell’accessibilità. Il teatro è infatti arte polisemica, in quanto la sua lingua globale attinge a tutti i codici espressivi della comunicazione umana (verbale, non verbale, visiva, sonora…) e dunque è tra le forme d’arte più rilevante rispetto al tema dell’accessibilità. Nel caso di Family Game di Mimosa Campironi, gli spettatori affetti da sordità potevano decifrare la gestualità dei personaggi, la loro mimica facciale, mentre i sopratitoli semplificati hanno supplito alla mancata comprensione della parola e degli elementi sonori (suoni e musiche, altrettanto funzionali alla narrazione). In tal modo la fruizione di sordi e normo udenti, sincronica e condivisa, è divenuta esperienza inclusiva, vissuta e apprezzata da entrambi i pubblici.
Family Game / Sinossi
La storia, ispirata alla scrittura di Pirandello, racconta uno scambio di identità con l’eco della vicenda de Lo smemorato di Collegno. Dopo un terremoto, un uomo trova i corpi senza vita dei suoi cari sotterrati dalle macerie della sua casa. In preda allo shock comincia a vagare senza meta, finché, afflitto, si ubriaca in un autogrill. Qui viene scambiato per un altro uomo scomparso anni prima e a partire da questo equivoco, una catena di eventi imprevedibili, da una parte riscattano il dolore dell’uomo con la nascita di un nuovo amore, dall’altra portano alla luce l’intreccio di un terribile delitto familiare.
Nella rappresentazione, il complesso gioco di rimandi narrativi e formali è funzionale a raccontare la storia dello scambio di identità: una vicenda nera, condotta come l’indagine di un giallo che si tinge di rosso. Lo spettatore è immerso anche concettualmente in una realtà virtuale in cui i personaggi, tutti interpretati dallo stesso Averone, lo circondano creando un ulteriore effetto di disorientamento. La narrazione frammentata, a tratti onirica, si sviluppa come un puzzle i cui pezzi si assemblano sul finale dal vivo, quando l’attore tira le fila della storia.
Sinergia tra artisti e ricercatori
Questa complessa messa in scena offre numerosi spunti di riflessione rispetto alla pratica teatrale contemporanea e ha costituito una sfida notevole per il lavoro congiunto di professionalità diverse, chiamate a collaborare mettendo in campo competenze tecniche, teatrali e linguistiche. A ideare il progetto e fare da trait d’union fra mondo teatrale e accademico è stata KIT Italia, associazione no profit che opera da decenni in campo teatrale, con approfondita esperienza sulla sopratitolazione dal vivo. Oltre a mettere in contatto l’università con gli artisti, KIT Italia ha curato la realizzazione dei testi sintetici segmentati secondo il ritmo del recitato, sui quali è poi intervenuta la prof.ssa Marta Muscariello, del team di ricerca IULM Euresis, impegnata in particolare sullo studio dell’accessibilità per persone affette da sordità.
Il lavoro di ricerca è durato diversi mesi e anche grazie all’impiego di nuove tecnologie ha portato quindi alla creazione di particolari sopratitoli «realizzati applicando principi di semplificazione linguistica specifici per la fase di lettura: semplificazioni lessicali ma soprattutto sintattiche, rispettando ritmo e modalità di lettura della sopratitolazione standard», spiega la prof.ssa Muscariello, «questo in un’ottica più ampia può essere utile anche per altri tipi di utenza, ad esempio con problemi cognitivi, con disagi legati a età avanzata o comunque con competenze di italiano non elevate, come persone di recente immigrazione».
L’autrice, presente all’evento presso gli IULM Studios di Milano, ha definito questa collaborazione utile «soprattutto per aver aperto nuovi spazi di riflessione, anche rispetto alla percezione di onde sonore fisiche: una bella strada da esplorare sia per le persone affette da sordità, sia rispetto a un teatro che guarda alla realtà immersiva e al metaverso, cioè alla tecnologia, come mezzo creativo anziché come qualcosa che gli artisti subiscono».
IULM ICRCT
L’intero percorso di ricerca è stato condotto dallo IULM ICRCT, centro che indaga le diverse pratiche collaborative riconducibili alla traduzione, anche nell’ambito della sinergia uomo-IA, collaborando con partner internazionali per lo sviluppo di nuovi sistemi per la traduzione e l’interpretariato nella Realtà Virtuale e Aumentata e nel Metaverso. Inserito anche in ambito formativo, ha coinvolto tre giovani ricercatrici: Allegra Mancini, Lisa Vecchia e Claudia Pavignano. I dati sull’esito sono in fase di elaborazione e verranno presentati ufficialmente a febbraio 2025 nel corso del prossimo XXV Congresso Internazionale dell’Associazione Italiana di Linguistica Applicata AItLA.
Attraverso l’analisi dei reali bisogni da un lato e dei codici utilizzati dall’artista dall’altro, la ricerca ha realizzato l’ambizioso scopo di permettere la complessiva fruizione dell’opera scenica da parte di un pubblico fino ad oggi ancora per lo più escluso, perché, come sottolinea Marta Muscariello, «manca la cultura del sopratitolo/sottotitolo, e la trascrizione automatica sta diventando invasiva, pur essendo largamente inadeguata». Proprio per questo, Il prof. Francesco Laurenti, direttore del centro IULM ICRCT, afferma che «l’applicazione di metodi innovativi può permettere di risolvere problemi complessi generando accessibilità, che non deve essere considerata come un complemento secondario, bensì come un aspetto chiave nelle specifiche e nell’implementazione dei servizi».
Il prof. Laurenti ritiene Family Game di Mimosa Campironi lo spettacolo ideale per avviare questa collaborazione, «sia per il suo valore artistico, sia per la novità che rappresenta in Italia e a livello internazionale: la sfida che la regista ha lanciato nella direzione della ricerca artistica unita all’innovazione e all’esplorazione della Realtà Virtuale e Aumentata sin dall’atto creativo e dalla genesi dell’opera mi ha molto colpito. E non poteva non spingermi a rilanciare dal punto di vista della ricerca, “raddoppiando” l’innovazione e le sfide per giungere alla creazione di un nuovo modello di sopratitolazione accessibile per sordi che, da quanto ne sapevo, ancora mancava. Si tratta infatti del primo esperimento a livello mondiale di questo genere, in seno al quale è stata condotta la ricerca, coinvolgendo saperi e figure professionali anche molto distanti».
Il teatro come punto di partenza per la ricerca linguistica
Queste dichiarazioni vanno a convalidare l’intuizione alla base dell’esperimento che l’arte e il teatro, nello specifico, possono essere aree di indagine privilegiate per la ricerca linguistica, «anche se per molto tempo l’indagine traduttologica al riguardo è stata carente. Probabilmente per il rapporto dialettico che caratterizza il testo teatrale, geneticamente connesso alla sua rappresentazione, che come suggeriva Susan Bassnett viene spesso letto e percepito per questo motivo come ‘incompleto’. Il testo teatrale ha rappresentato invece per noi una sfida, punto di partenza e al contempo obiettivo, che ci ha permesso di condurre ricerca attraverso uno spettacolo in una realtà mista, virtuale e non, che da oggi è sicuramente più accessibile».
FAMILY GAME
testo e regia di Mimosa Campironi
con Alessandro Averone
disegno luci Massimo Galardini
scene e costumi Paola Castrignanò
make up artist Bruna Calvaresi
musiche Bertrand
produzione Teatro Metastasio di Prato e 369gradi
produzione esecutiva GoldVR
Testo selezionato da Italian and American Playwrights Project 2020/22