Love-Lies-Bleeding / Phoebe Zeitgeist / Teatro / Intervista

Love-Lies-Bleeding / Arti Performative / Teatro / Phoebe Zeitgeist (di cui abbiamo già parlato QUI) ha, tra gli altri, il merito di esser l’unica compagnia ad aver portato in Italia una drammaturgia di Don DeLillo, l’autore di Rumore bianco e Underworld, senz’altro da annoverare tra i classici moderni della letteratura mondiale.

Love-Lies-Bleeding andrà in scena al Teatro Elfo Puccini di Milano, in sala Fassbinder da martedì 11 a domenica 16 marzo 2025.

Il testo si discosta dalla consueta produzione di Phoebe Zeitgeist, la cui poetica è incentrata sul metalinguaggio e sull’estetica camp, ed è l’ultima autentica sfida per la compagnia milanese.

Si tratta, infatti, di una commedia crudele che mette in scena «uno scontro etico condotto fino al precipizio». Il complesso tema del suicidio assistito è mostrato nei suoi lati più impietosi, arbitrari e scabrosi, con personaggi impegnati a dibattere sulla qualità minima della vita e «sulle volontà imperscrutabili di un corpo inerte e per questo, forse, ostile». Un’opera acuta, amara, talvolta commovente che affronta con forza, e senza mezzi termini, il tema della morte.

Toinette (Francesca Frigoli), il figlio Sean (Daniele Fedeli) e la giovane e ultima moglie Lia (Liliana Benini) ruotano attorno all’artista Alex Macklin (interpretato sempre da Daniele Fedeli), quattro volte marito e una volta padre, che, dopo un secondo ictus, vive in stato vegetale. Nella commedia – ambientata in una casa nel deserto del New Mexico – i personaggi rievocano gli amori, gli affetti, i sentimenti di un passato che viene continuamente ricordato o volutamente alterato.

Lo spettacolo è prodotto da TeatroE di Trento con il sostegno di Silent Art Explorer.

Incontro Francesca Frigoli e Giuseppe Isgrò (QUI una sua precedente intervista per Ɐ Revolt) per farmi raccontare la genesi di questa ambiziosa produzione.

       

Love-Lies-Bleeding / Phoebe Zeitgeist / Francesca Frigoli / ph. Luca Del Pia
Love-Lies-Bleeding / Phoebe Zeitgeist / Francesca Frigoli / ph. Luca Del Pia @luca_delpia
Perché avete deciso di dare alle scene Love-Lies-Bleeding? Una drammaturgia così insolita nel vostro repertorio

Isgrò: In realtà, è da almeno dieci anni che cercavamo di portare questo testo in scena. Abbiamo bussato alla porta di un’infinità di produttori, tutti riconoscevano la qualità del progetto registico, ma ci rispondevano con qualche pacca sulla spalla e qualche attestazione di stima. Fino a quando TeatroE di Trento, uno splendido spazio con sipario alla tedesca, immerso nello scenario mozzafiato delle Dolomiti, ci ha dato l’opportunità di produrlo attraverso una residenza artistica presso la loro sede.

La proposta di riprendere un progetto che pensavo accantonato, è arrivata poco dopo la morte di mio padre. Avevo vissuto sulla mia pelle tutta quella trafila di hospice, morfina, cura del dolore, un’espressione edulcorata delle procedure volte ad accelerare la morte di un congiunto. Gli interrogativi etici posti da DeLillo li avevo esperiti da poco, erano ancora freschi nella mia memoria, e la stessa coincidenza si è verificata per altri membri della compagnia. Lavorare allo spettacolo è stata un’esperienza catartica. Probabilmente, l’occasione di affrontare Love-Lies-Bleeding è arrivata al momento giusto.

Love-Lies-Bleeding / Phoebe Zeitgeist / Liliana Benini / ph. Luca Del Pia
Love-Lies-Bleeding / Phoebe Zeitgeist / Liliana Benini / ph. Luca Del Pia @luca_delpia
È un testo che parla di eutanasia, un tema caldo specie in un Paese come il nostro di tradizione cattolica

Isgrò: Naturalmente questo è un tema centrale, ma ritengo sia anche quello più epidermico, più immediato e riconoscibile, quello adoperato per vendere. Infatti è bene in evidenza nella quarta di copertina di Einaudi che ha pubblicato il testo, o nelle sinossi proposte dai teatri. Io, però, ritengo che, andando più in profondità, Love-Lies-Bleeding, parli più in generale della non accettazione della morte.

E in ogni caso è un testo complesso e polisemico, difficile da chiudere dentro il perimetro di un solo interrogativo tematico. Per esempio, parla della relazione tra l’essere umano, l’essere vegetale e l’opera d’arte. Si interroga sulla dibattuta questione del rapporto tra la produzione di un’artista e i suoi comportamenti nella vita privata. Caravaggio era un omicida e secondo alcuni un magnaccia, ma questo può alterare in qualche modo il valore della sua arte? E ancora, si interroga sul tema della paternità…

Ma il tema che forse ha per me maggiore risonanza, pur essendo sotteso, è la scarsa considerazione che la società contemporanea nutre per l’artista, considerato poco più di un residuato, un soggetto inabile alla vita, addirittura un simbolo della decadenza dell’ideologia progressista. Proprio come il protagonista, Alex Macklin che, sfrattato dal Lower East Side di New York, cerca rifugio in un anfratto nel desolante deserto del New Mexico, dimenticato da tutti, nella vana speranza di realizzare una grande opera che possa renderlo immortale, pur consapevole che è destinato a un sicuro fallimento.

Love-Lies-Bleeding / Phoebe Zeitgeist / Daniele Fedeli e Liliana Benini / ph. Luca Del Pia
Love-Lies-Bleeding / Phoebe Zeitgeist / Daniele Fedeli e Liliana Benini / ph. Luca Del Pia @luca_delpia
Come hai accennato Love-Lies-Bleeding è un testo già edito da Einaudi, eppure avete preferito lavorare su un adattamento originale a cura di Matteo Colombo

Isgrò: Matteo è un grande professionista e un fine traduttore (ha curato l’ultima traduzione de Il giovane Holden, ndr) ed è anche una vecchia conoscenza di Phoebe Zeitgeist. Abbiamo già collaborato in passato. Quando si è presentata l’occasione di produrre lo spettacolo, è stata la prima persona a cui abbiamo pensato. Lo abbiamo raggiunto nel Monferrato per lavorare senza sosta al nuovo adattamento, ci siamo concessi qualche break, giusto per degustare i piatti e i vini piemontesi. È stato un lavoro appassionante e meticoloso. La sua straordinaria sensibilità ci ha permesso di scavare a fondo nel testo fino a fare emergere un immaginario che ci accomuna. Matteo in più occasioni ci ha confidato di ritenere DeLillo tra gli autori più difficili da tradurre. Le sue frasi sembrano scialbe, insignificanti, se non presti la dovuta attenzione scorrono come l’acqua fresca, perché tutto il significato va cercato nel sotteso.

Frigoli: Con l’aiuto di Matteo Colombo abbiamo trovato nel testo una risonanza con il nostro codice abituale. È una drammaturgia composta da frasi brevi e crude, dove ogni singola parola si incide nel profondo e costruisce geometrie. Tra l’altro, ci tengo a dire che allo spettacolo ha assistito anche Alessandra Serra, la traduttrice di Love-Lies-Bleeding per Einaudi. Era entusiasta! Ci ha persino incoraggiati a scrivere a DeLillo, era certa che la nostra messa in scena lo avrebbe fatto impazzire!

Il vostro Love-Lies-Bleeding è caratterizzato da un forte onirismo, ritenete sia un tratto potenziale anche nelle intenzioni di DeLillo, o è piuttosto il modo che ha trovato Phoebe Zeitgeist di appropriarsi del testo?

Quando un regista si confronta con un testo è sempre un viaggio di andata e ritorno, nel senso che è inevitabile appropriarsene, però siamo convinti di non averlo tradito, piuttosto di aver portato a galla alcuni aspetti latenti della scrittura di DeLillo. Harold Bloom ha coniato questa definizione di realismo isterico che gli calza perfettamente. Lo considero un autore estremamente visionario. Parte dalla realtà, è vero, ma senza sconfinare nello psicologismo. Parte dalla realtà per frantumarla in mille pezzi.

Love-Lies-Bleeding / Phoebe Zeitgeist / Francesca Frigoli e Liliana Benini / ph. Luca Del Pia
Love-Lies-Bleeding / Phoebe Zeitgeist / Francesca Frigoli e Liliana Benini / ph. Luca Del Pia @luca_delpia
Potete dirmi qualcosa in più sulla drammaturgia?

Isgrò: È una black comedy. Potrebbe ricordare The Meyerowitz Stories di Noah Baumbach con Dustin Hoffman, Adam Sandler, Ben Stiller e Emma Thompson. A una prima lettura, sembra un testo realistico. Come giustamente hai riscontrato lontano dalle altre opere con cui Phoebe Zeitgeist si è misurata in passato. Ma dietro questa patina di ordinarietà si nasconde un testo postmoderno che sconfina nella Pop Art. C’è un cambio continuo di dimensioni temporali e di scene, con flashback e flashforward, ci sono dialoghi lunghi mezza pagina che d’improvviso catapultano lo spettatore altrove. Per esempio, Toinette spesso ha come dei cortocircuiti, sta raccontando qualcosa e, senza preavviso, si interrompe per rievocare qualche ricordo. È una narrazione continuamente interrotta da battute che appartengono al passato o, addirittura, a un altro personaggio.

Frigoli: Questa articolata sovrapposizione di piani si riscontra anche nel finale. DeLillo quando sta per concludere il testo, spariglia nuovamente le carte, per l’ennesima volta, e riparte dall’inizio. Per un’attrice è come recitare sul Tapis roulant. Non avanzi, ma non puoi mai fermarti. I dialoghi sono rarefatti, quotidiani, persino piatti. Ed è una trappola, perché se non cogli il significato di quanto non è espresso, rischi di restituire una rappresentazione piatta. C’è più in quello che i personaggi non dicono, piuttosto che nelle banalità che asseriscono. Posso confidarti che una volta entrata nel testo ho capito di non avere appigli. È come ritrovarsi a vagare dentro una misteriosa installazione di Land Art. Sei spaesata in assenza di una traiettoria spazio-tempo lineare e di un arco trasformativo del personaggio. L’attore diventa come L’uomo che cade (romanzo di DeLillo, ndr).

Potremmo dire che è un testo fondato sul Non Detto

Isgrò: Esatto. E proprio per sottolineare questa mancanza di comunicazione abbiamo realizzato il nostro progetto di scenografia in collaborazione con Silent Art Explorer di Giulio Raffaele. L’installazione artistica a opera di Giovanni De Francesco (tra l’altro autore della tavola a olio da cui è tratta la locandina, ndr) vede al centro una scultura di Alex Macklin e sullo sfondo un telo-nebbia con diverse funzioni: è una sorta di filtro dietro il quale osservare in trasparenza i personaggi; è una superficie dove proiettare ombre o i filmati di immagini di piante e animali del deserto, realizzati da Luca Intermite (videomaker con il quale Phoebe Zeitgeist collabora da molti anni, ndr) attraverso un processo di datamoshing. Infine Edoardo Colandrea ha lavorato con noi sui costumi e ha reperito gli oggetti di scena. Non è stato un lavoro semplice perché occorrevano vestiti iconici pur essendo comuni.

Anche il sound design di Stefano K. Testa contribuisce a restituire la parola ai non detti di DeLillo. La soundtrack è composta da una serie di canzoni americane alle quali Stefano ha conferito un tocco dark, malinconico. Siamo partiti da brani come The Kids dall’album Berlin di Lou Reed, Leave dei R.E.M. o, ancora, canzoni di Leonard Cohen o dei Low che abbiamo campionato e distorto generando un’atmosfera sonora psichica, da scatola mentale, originata da un precipitato di immaginario americano. Un folk amaro, malinconico, disossato che è la colonna sonora perfetta del mondo detritico descritto da DeLillo.

Dalle luci verdi, alle musiche distorte, tutto partecipa a creare un’atmosfera malata e onirica. È un’atmosfera da interzona, tipica di DeLillo, come nel Cosmopolis, adattato e diretto per il cinema da David Cronenberg, anche lì, se ci pensi, ci sono questi paesaggi desolanti, questa atmosfera rarefatta.

Love-Lies-Bleeding / Phoebe Zeitgeist / Francesca Frigoli e Daniele Fedeli / ph. Luca Del Pia
Love-Lies-Bleeding / Phoebe Zeitgeist / Daniele Fedeli e Francesca Frigoli / ph. Luca Del Pia @luca_delpia
Che sfide avete dovuto affrontare nella direzione degli attori?

Isgrò: È stato un lavoro molto complesso, perché abbiamo adoperato un codice attoriale inedito per noi. Abbiamo sempre puntato sul melò, sul camp, non ci interessava il realismo. I personaggi sembrano degli automi isterici, non troppo diversi dal fantoccio in scena, pervasi da un cinismo disumano.

Daniele Fedeli ha intrapreso una bellissima sfida, assumendosi la responsabilità di un doppio ruolo, Sean e Alex, figlio e padre. Quest’ultimo però lo interpreta indossando una maschera di ceramica realizzata con lo stesso calco della scultura in scena. È il calco della mia faccia. In qualche modo ho ravvisato un parallelismo tra la figura del regista e questo padre pessimo, ma pur sempre motore invisibile delle vite dei suoi familiari.

Nelle indicazioni di regia, DeLillo indica due attori distinti per i ruoli di Sean e Alex, ma per rappresentare il padre, ho preferito realizzare questa scultura i cui occhi si illuminano sottolineando alcuni momenti topici. Il totem è una spia, un codice rivolto al pubblico, un costante giudizio implacabile nei confronti dei personaggi in scena. Per certi versi è il morto che parla direttamente con il pubblico.

Liliana Benini è un’attrice diplomata alla scuola dello stabile di Torino che ha lavorato soprattutto all’estero, in Italia ha spesso collaborato con Teatro i e Renzo Martinelli e ora è alla settima produzione con Christoph Marthaler. Non lavorava in Italia da tanto tempo, ma alla nostra chiamata ha risposto con grande entusiasmo.

Interpreta il personaggio di Lia. L’ultima moglie di Alex. Naturalmente si sente in competizione con Toinette e non perde occasione per dare prova della sua devozione al marito, consacrandosi totalmente alla sua cura. Mentre gli altri personaggi ordiscono il loro complotto per uccidere Alex (quello del complotto è un altro tema caro a DeLillo, si pensi a Giocatori, ndr) lei si oppone strenuamente. Ma è una resistenza destinata a durare poco. Lia va in crisi quando si rende conto di non sapere un bel niente sul passato di questo marito di quarant’anni più vecchio, che in qualche misura ha idealizzato. Non prende mai una posizione, ma si lascia svuotare da Sean e da Toinette. All’inizio è tenace, testarda ma gli altri due finiscono per domarla a suon di ragionamenti cinici.

Frigoli: Toinette che interpreto io ritengo abbia la funzione di bussola. È lei a indicare le traiettorie da seguire. Tanto per cominciare, anagraficamente è il personaggio più maturo. Inoltre è la persona che condivide più storia con Alex. Si accende, ha questi momenti di verità che in tutta questa insensatezza svelano una logica occulta.

Giovanni De Francesco, Love-Lies-Bleeding per lo spettacolo di Phoebe Zeitgeist
Giovanni De Francesco, Love-Lies-Bleeding per lo spettacolo di Phoebe Zeitgeist
Che significato ha questa ritorno di Love-Lies-Bleeding all’Elfo Puccini, in sala Fassbinder?

Isgrò: Siamo sempre felici di tornare all’Elfo Puccini, il quale ci ha sostenuto anche all’inizio della nostra storia partita ormai vent’anni addietro. È un lungo cammino in cui non ci siamo mai persi di vista. Condividiamo la passione per alcuni autori, tra gli altri proprio Fassbinder. Ma questo risultato non sarebbe stato possibile senza l’apporto di tutti i componenti di Phoebe Zeitgeist, oltre a coloro che ho già menzionato, mi preme ringraziare Francesca Marianna Consonni colonna portante e dramaturg della compagnia, Giulia Dalle Rive che in Love-Lies-Bleeding è la mia assistente alla regia e Shari DeLorian che ci ha offerto la sua preziosa consulenza per il disegno del suono.

Simon Gusman
Simon Gusman
Viaggiatore compulsivo. Per molti anni ha vissuto in Chiapas dove ha conosciuto il Subcomandante Marcos. Al momento vive a Granada.

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