Loose Dogs / Teatro / Emanuela Serra / Balletto Civile / Intervista

Loose Dogs Arti Performative / Teatro / Interviste / Scritto e interpretato da Emanuela Serra e prodotto da Balletto Civile (@ballettocivile), è un lavoro di scrittura autoriale, parole asciutte, lucide, messe in ritmo. Cavalcare la parola, lasciarla farsi strada attraverso il corpo che incarna urgenza d’espressione in equilibrio tra emozione e tecnica.

Loose Dogs è un atto poetico dedicato a chi dissente, un lavoro che unisce scrittura e parola ad una ricerca quotidiana sull’azione danzata e la scomposizione fisica. In questo luogo non definito, bettola di periferia o chiesa immensa, angolo di strada o stanza d’albergo, un corpo e l’urgenza di dire. Il suono è materia, genera un universo urbano e forsennato, in cui l’uomo resta un abisso se ci guardi dentro. Il punto di vista è quello di un animale da bar, una “roccia” che ha iniziato a sgretolarsi.

Lo spettacolo rappresenta la seconda tappa di una ricerca iniziata nel 2016 con lo spettacolo Just Before the Forest e fa parte assieme ad altri testi di Balletto Civile della raccolta Maledetti quei Fiori, scritture e immagini per l’autunno delle idee, a cura di Stefano Tomassini (@st_tom), Luca Sossella Editore (@luca.sossella.editore).

Cardini di questa ricerca sono una scrittura drammaturgica originale, la creazione di un disegno sonoro
eseguito dal vivo a sostegno dell’immaginario fisico e vocale, la connessione corpo-voce e una messa in
scena ispirata alle graphic novel.

In occasione del debutto milanese di Loose Dogs al Teatro della Contraddizione dal 21 al 23 marzo, intervistiamo, l’autrice, regista e interprete Emanuela Serra.

       

Loose Dogs / Emanuela Serra / Balletto Civile / ph. Donato Aquaro
Loose Dogs / Emanuela Serra / Balletto Civile / ph. Donato Aquaro (@donatoaquaro)
Just before the forest è un lavoro complesso che ha coinvolto i ragazzi dei centri SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), Loose Dogs ha una cifra decisamente più introspettiva e personale. Qual è il filo (se ce n’è uno) che unisce questi due spettacoli?

Just before the forest è stato il mio primo lavoro autoriale, il testo era liberamente ispirato a La notte poco prima della foresta di Bernard-Marie Koltès. E sì, era un lavoro complesso perché prevedeva, in ogni città che lo ospitava, un laboratorio di circa 10 giorni dentro uno SPRAR. Il laboratorio era aperto a chiunque dei ragazzi volesse partecipare e proponeva un lavoro sul corpo, sul riappropriarsi del proprio corpo, ma poi non c’era nessun obbligo di andare in scena. Solo chi voleva entrava a far parte dello spettacolo che era costruito come un format dove insieme a me potevano esserci uno o più ragazzi. Attraverso improvvisazioni fisiche e di scrittura creativa costruivamo le scene e in ogni città lo spettacolo era diverso perché le persone che lo facevano erano diverse e avevano urgenze espressive diverse. Una specie di lavoro site-specific non nell’ambientazione ma nei corpi che lo portavano in scena. La struttura musicale era eseguita dal vivo da Alessandro Pallecchi. Il tema che emergeva, in tutte le tappe era la difficoltà profonda di trovare posto in una società respingente e giudicante. La rincorsa verso l’altro, nella speranza di riuscire ad afferrarlo, anche solo per il tempo di una sigaretta insieme, per trovare riparo da una solitudine estrema.

Ciò che lega i due spettacoli è sicuramente la modalità di scrittura, testi ritmici che attraverso un profondo lavoro di drammaturgia fisica sono messi nel corpo dell’interprete. E anche il fatto che entrambi i lavori sono diversi in ogni replica, l’uno per la diversità del cast, come scrivevo sopra, e l’altro perché ha un allestimento diverso in ogni luogo che lo ospita. Infine, un disegno sonoro costruito ad hoc per lo spettacolo e poi la volontà di indagare l’abisso con cui ognuno di noi convive ogni giorno.

Perché hai scelto il titolo Loose Dogs? Sapresti dare una connotazione all’espressione i cani sciolti?

Sono i randagi, quelli senza padrone, senza le sicurezze che dà appartenere a qualcuno o a qualcosa. Sono quelli che hanno imparato ad arrangiarsi, a sopravvivere senza contare su nessuno. Dentro hanno abissi e fuori resistono. Loose è sciolti nel senso di liberi, non legati ma anche Lose come persi o considerati perdenti perché non incasellabili, non gestibili.

I cani di cui parlo sono una metafora di una parte di uomini e donne che faticano a stare proprio perché sono in contatto con quell’ululato profondo che vince su tutte le strategie che si possono trovare per metterlo a tacere.

Loose Dogs / Emanuela Serra / Balletto Civile / ph. Donato Aquaro
Loose Dogs / Emanuela Serra / Balletto Civile / ph. Donato Aquaro (@donatoaquaro)
Cosa ci puoi dire sul testo e sul suo significato?

Un uomo o donna che sia, poco importa, diciamo una persona, in un bar di una periferia qualunque inizia un viaggio dentro ricordi, avvenimenti, riflessioni, ispirate dal presente che ci circonda. Nel testo questo avviene attraverso dei vasi comunicanti, a volte una parola fa da ponte per un cambio di situazione emotiva, altre volte, uno stato fisico fa cambiare la situazione narrativa. Il testo di Loose Dogs è un invito a disobbedire a un’omologazione forzata del pensiero.

La drammaturgia di Loose Dogs nasce da una serie di testi eterogenei, brani di Poetry Slam, considerazioni esistenziali, pensieri, raggrumati in una sorta di flusso di coscienza. Come hai concepito questa struttura? Vi si può individuare un arco narrativo definito o si articola su altri ingredienti?

L’arco narrativo c’è, questo animale da bar, una roccia che regge da sempre il peso e per farlo si seda, si anestetizza, si mette a tacere, quella notte si spezza. Lo fa attraversando diversi stati emotivi, fisici. Lo fa diventando coloro di cui parla, raccontando storie che ha sentito e che fa sue come se in quella notte, attraverso una sorta di empatia cosmica, iniziasse finalmente a sentire. Il suo cane legato, spezza la catena.

I testi da cui nasce il copione di Loose dogs sono testi scritti per i contest di poetry slam quindi hanno tematiche diverse, ma tutti ragionano sulla contraddizione tra quello che mostriamo fuori e quello che siamo, dentro. Il lavoro di drammaturgia che ho fatto è stato quello di collegarli come un medley di canzoni, a volte era il testo che chiamava un altro testo a volte era il corpo che suggeriva un cambio di stato emotivo e quindi mi portava ad un’altra situazione narrativa. Anche il disegno sonoro, costruito da Guido Affini, ha contribuito, il suono di una porta che sbatte, ad esempio, è un cambio di luogo interiore.

Balletto civile si fonda sulla drammaturgia fisica «tesa ad arrivare alla scrittura di veri copioni tra parole, suono, immagini e danza per raccontare un oggi più complesso e sfuggente» (Michela Lucenti). Puoi raccontarei qualcosa sul metodo e sul processo artistico usati per confezionale lo spettacolo?

A differenza di altri lavori che nascono fortemente già dal principio con una connessione corpo voce, il primo step di Loose dogs è stato proprio creare il copione.

Quindi possiamo dire che il testo è arrivato prima. Il secondo step è stato il lavoro musicale, Guido ha letto il copione e ha iniziato a creare il disegno sonoro base da cui voleva partire. Ci siamo chiusi in una sala e mentre io iniziavo a mettere nel corpo le parole, lui creava le zone musicali modificando la struttura base che aveva costruito. L’ultimo step è stata la full immersion sul lavoro coreografico che ho costruito insieme ad Alessandro Pallecchi che ha ideato anche l’ambientazione (il bar) e il disegno luci.

La partitura coreografica è stata costruita proprio a partire dall’idea che questo personaggio si muovesse all’interno di un bar, tra gli oggetti presenti: un bancone, tavolini, sedie, circa 50 bottiglie vuote e, di volta in volta quello che troviamo su piazza.

Loose Dogs / Emanuela Serra / Balletto Civile / ph. Donato Aquaro
Loose Dogs / Emanuela Serra / Balletto Civile / ph. Donato Aquaro (@donatoaquaro)
Loose Dogs è stata concepita come performance site-specific (è andata in scena in palchi teatrali, in bar, all’aperto ecc.). Il contesto condiziona l’esecuzione, la gerarchia tra parola e corpo, le possibilità di movimento, e obbliga a dover modulare costantemente il lavoro. Perché hai scelto questa modalità? L’azione scenica è definita o varia secondo il contesto e gli stimoli?

Volevo un lavoro che potesse adattarsi a qualsiasi situazione e che fosse a stretto contatto con la gente, intendo proprio contatto fisico.

In ogni replica di Loose dogs abbiamo un allestimento diverso, di solito quando è possibile chiediamo di poter utilizzare davvero un pub o almeno il bar del foyer del teatro. In quei casi lo spettacolo si svolge proprio in mezzo alla gente. Ad esempio in alcune repliche i baristi fanno pausa per la durata dello spettacolo in modo che io possa utilizzare il bancone vero e tutto ciò che c’è dietro e poi tornano al lavoro appena ho finito.

Non sempre però è possibile. La versione su palco è nata subito dopo il Covid quando era impossibile stare in mezzo al pubblico. Così in ogni teatro chiediamo un allestimento ad hoc con le cose che troviamo su piazza per cui l’ambientazione è sempre diversa. La struttura coreografica varia in base al luogo, il testo, la musica e le luci tendenzialmente rimangono uguali. Ho scelto un lavoro site-specif perché trovo estremamente interessante mettermi in difficoltà. Penso che poter modificare ogni volta la partitura fisica mi tenga su un bilico che è molto in linea con lo spettacolo. Una mancanza di sicurezze, come camminare sul filo. Mi aiuta a cercare sempre una verità espressiva perché ogni volta è come fare uno spettacolo leggermente diverso.

Nella tua arte non ti limiti a scandagliare il rapporto tra parola e corpo ma ibridi tutti i linguaggi. A tal proposito, puoi dirci qualcosa sul disegno sonoro di Guido Affini e sul disegno luci di Alessandro Pallecchi? Come si intrecciano con la parola musicale e con il movimento?

Il disegno sonoro di Guido Affini è un’ambientazione sonora, non ci sono canzoni o pezzi musicali, è una partitura che a volte viene cavalcata dal testo, altre volte disegna stanze dove il corpo si muove, emerge. È un dialogo continuo, in alcuni casi crea gli stati emotivi in cui poi io scivolo, il altri casi il testo o il corpo li precede e la musica lo segue come una rincorsa.

Alessandro Pallecchi, come dicevo prima, ha costruito con me la partitura coreografica che è nata dall’idea di questo luogo, di questo bar e iI disegno luci che voleva richiamare l’immaginario delle graphic novel. Per questo ha scelto un segui-persona che letteralmente mi segue nello spazio scenico e che delimita i contorni in modo che sembri sempre che io mi muova dentro delle vignette, come appunto nelle graphic novel. A volte inquadra la bottiglia vuota che ho in mano o il mio corpo di schiena seduto su uno sgabello. Lo spazio si svela con il mio vagare nello spazio. Quindi è un disegno luci profondamente connesso alla partitura fisica.

Loose Dogs / Emanuela Serra / Balletto Civile / ph. Donato Aquaro
Loose Dogs / Emanuela Serra / Balletto Civile / ph. Donato Aquaro (@donatoaquaro)

In Loose Dogs prevale una componente introspettiva-esistenziale o l’urgenza di esprimere le contraddizioni e le tensioni della società di oggi?

Credo che provare a parlare dell’abisso che abbiamo dentro e della difficoltà di stare in una società che non accetta la fragilità e la diversità di ognuno sia un’urgenza di fare luce sulle contraddizioni e sulle tensioni che viviamo. In Loose dogs sono tanti a prendere parola, sempre attraverso un corpo ma sono in tanti a parlare a chiedersi “che cosa urla il mio cuore”

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

A Febbraio ho debuttato con il nuovo spettacolo I’ m not a Hero, indagine sulla società dell’incertezza creato insieme ad Alessandro Pallecchi con lo sguardo esterno di Balletto Civile. Il futuro prosegue con i progetti artistici e di formazione di Balletto Civile, la compagnia di teatro fisico di cui faccio parte dal 2003 diretta da Michela Lucenti. E a brevissimo: vi aspetto al Teatro della Contraddizione! 21/22/23 Marzo ore 20.45 con Loose dogs.


Ideazione Emanuela Serra
Testi Emanuela Serra
Suono Guido Affini
Produzione Balletto Civile
Grazie al Teatro della Tosse Fondazione Luzzati

Manlio Manalese
Manlio Manalese
Critico d'arte e attore teatrale siciliano. Padre di Rendo che gli crea parecchi grattacapi.

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